Radici antiche

Grecanica news e il messaggio lanciato da LaC a Bova: la Calabria rinascerà se saprà recuperare la propria identità storico-culturale

L’Area Grecanica è un tesoro unico, testimonianza di una rielaborazione originale della grecità che rende l’antico Bruzio unico e distintivo sul piano mondiale. Ieri la presentazione del nuovo progetto del Network

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di Massimo Tigani Sava
10 aprile 2024
13:40
Una veduta su Bova
Una veduta su Bova

A Bova, capoluogo dell’Area Grecanica di Calabria, martedì 9 aprile potrebbe aver segnato una data importante. Senz’altro si è compiuto un passo decisivo in avanti per collegare fortemente i progetti di sviluppo economico-sociale della regione con le radici storico-culturali e identitarie di uno dei territori più antichi del Mediterraneo. E lo si farà grazie alla comunicazione integrata professionale.

Le parole del direttore editoriale del Network LaC, Maria Grazia Falduto, sono state eloquenti ed hanno spiegato al pubblico presente quali siano le finalità primarie della nuova striscia di informazione dedicata alla lingua e alla cultura grecanica. Un’intuizione e uno sforzo che, peraltro, fa seguito all’azione già avviata a favore della minoranza arbëreshë. Grazie al Network LaC questi scrigni di civiltà sempre a rischio isolamento, se non di vera e propria emarginazione, potranno parlare al mondo, nobilitare la loro presenza, dimostrare che la diversità culturale è una ricchezza, tranciare la catena della gloriosa solitudine che nel mondo globale può condurre all’estinzione. Maria Grazia Falduto ha ringraziato il direttore di rete del Gruppo, Franco Cilurzo, per l’impegno dimostrato in entrambe le sfide ed ha aperto un dialogo costruttivo con le istituzioni presenti, a partire dai sindaci dei comuni coinvolti.


L’assessore regionale Gianluca Gallo, che oltre alla delega all’Agricoltura ha anche quelle alle Aree interne e alle Minoranze linguistiche, nel suo intervento ha apprezzato l’iniziativa ed ha affermato che il tema della “consapevolezza” per la Calabria ha rilevanza strategica: capire e apprezzare che cosa siamo e di quanta ricchezza disponiamo diventa motore di crescita in ogni campo, nonché fattore decisivo per il successo dell’agroalimentare, del turismo, della promozione culturale.

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La dimensione greca della Calabria è una radice tanto profonda quanto originale che la rende unica e distintiva nel mondo. Io preferisco collocarmi sulla scia di studiosi che hanno attribuito al concetto di Magna Grecia non tanto un contenuto di tipo geografico (se non forse solo all’inizio), ma un’espressione che richiama l’eccellenza del pensiero filosofico, della speculazione scientifica, della genialità artistica, dell’evoluzione del percorso umano di crescita (agricoltura, urbanistica, sport…) su quelle rive dello Jonio, del Tirreno e dello Stretto contaminate e invase dalla grecità, ma al contempo capaci di una rielaborazione autonoma altissima costruttrice di un’identità specifica e “autoctona”. Magna vuol dire “grande”, grande in tutti i sensi, a partire dalla Scuola Pitagorica che nacque a Kroton alla fine del VI secolo a.C. e costruì le basi universali della scienza e della speculazione filosofica.

L’antica Calabria ebbe contatti con il mondo egeo a partire almeno dal II millennio a.C., e mi riferisco soltanto agli scambi che saranno richiamati dalla letteratura e dalla storiografia successive. Già nell’epoca detta Elladica (Minoici e Micenei), per poi passare a quella Elennica (fondazione delle splendide “colonie” che qualche tempo dopo furono riconosciute come Magna Grecia), e proseguendo con la stagione Ellenistica, la Calabria è stata crocevia dei rapporti tra area egea (Mediterraneo orientale), Asia Minore, Africa del Nord, Mediterraneo centro-occidentale, Europa. Un crocevia attivissimo, capace di apporti originali in ogni campo del sapere e delle arti. Ma la Calabria ha un’altra immensa peculiarità, che ad esempio la vicina Sicilia pur essa ricca di storia non ha, la fase Bizantina. Caduto l’Impero Romano d’Occidente il Bruzio rimase per secoli sotto il controllo dell’Impero Romano d’Oriente che sopravviverà per altri mille anni dopo il canonico crollo, avvenuto nel V secolo d.C., della Città Eterna. Bisanzio (poi Costantinopoli, oggi Istanbul) contese ai Goti, ai Longobardi e agli stessi Arabi il controllo della porzione più meridionale dello Stivale, tant’è che la Calabria si chiama così proprio perché assorbì, da Bruzio che era, il nome con il quale i Romani e i Bizantini riconoscevano parte dell’odierno Salento. La presenza dei monaci Basiliani, del Rito Greco nell’evoluzione della Cristianità, delle truppe e dei governatori della greca Bisanzio, conferiscono alla Calabria una distintività mondiale che ha un valore immenso.

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Nella riunione di martedì 9 aprile, nel prezioso edificio dedicato tra l’altro alla memoria dello stimatissimo glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, l’atmosfera complessiva era impregnata di una solennità derivante dal respiro della storia. L’Area Grecanica è un museo vivente, con la sua lingua greca impregnata di termini che risalgono a millenni fa, con la sua esperienza che attraversa tutti i fondamentali passaggi della grecità che abbiamo appena sintetizzato, anche se in modo schematico. L’Area Grecanica è un corposo libro di storia attraverso il quale si può capire che cosa sia stata la parabola del Mediterraneo dagli Enotri ai conflitti odierni.

Un’ultima notazione: si pensi che fino a una manciata di secoli fa in gran parte del medio-basso Reggino si parlava comunemente greco, si stilavano atti e documenti in greco, e il rito greco sfidava nelle chiese cristiane il rito latino. Non è un caso che i Normanni avranno il sostegno del Papa nella loro azione di conquista del Sud Italia, proprio a partire da Puglia e Calabria. Non è un caso che Brunone di Colonia sia giunto nell’odierna Serra San Bruno e gli siano stati riconosciuti grande ruolo e vasti possedimenti. Eppure si pensi: oltre duemila anni di latinizzazione forzata, sia in ambito civile e poi sul piano religioso, non sono stati sufficienti per cancellare la Calabria Greca. Bova e le comunità limitrofe sono una testimonianza che regge nel tempo, una memoria nobilissima che resiste, uno dei gioielli più preziosi della civiltà occidentale.

Il Network LaC, guidato dall’editore Domenico Maduli, e rappresentato a Bova dal direttore editoriale Maria Grazia Falduto, ha avuto la sensibilità di comprendere quanto le sorti della Calabria siano strettamente connesse al pieno recupero della sua più autentica identità storico-culturale. Riaccendere e far competere il motore della storia!

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