Il cielo è coperto sopra l’Università della Calabria, ma nessuna goccia di pioggia si decide a venir giù. Le vie tra i cubi sono insolitamente deserte per un giovedì mattina d’ottobre. Il silenzio che amplifica il rumore dei passi è rotto solo dal vocìo che arriva alle orecchie salendo le scale dello University Club. L’allerta arancione oggi a Rende ha svuotato le scuole di ogni ordine e grado, ma non è riuscita a fare il vuoto qui, dove studentesse e studenti del corso di Pedagogia dell’antimafia si sono riuniti per «dare l’allerta ‘ndrangheta». È il professor Giancarlo Costabile a introdurre così l’incontro che questa mattina ha aperto la giornata di studi dal titolo “Chiesa e ‘ndrangheta, simbologie a confronto”. A organizzarla l’Istituto di Ricerca e Formazione interdisciplinare sulle mafie (Irfi) “Don Peppe Diana” assieme all’Unical e all’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.

Caffè e cornetti per tutti in un angolo dell’aula, «per costruire un senso di comunità». Un tavolo dei relatori ricco e qualificatissimo. C’è Gianluigi Greco (vedi intervista integrale sotto), direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica, che da qui a breve darà inizio al suo mandato di nuovo rettore dell’ateneo cosentino. E poi ci sono don Ennio Stamile, rettore dell’Università della Ricerca e della Memoria; don Antonio Foderaro (vedi intervista integrale sotto), decano della sezione San Tommaso della Facoltà teologica di Napoli; don Marcello Cozzi (vedi intervista integrale sotto), coordinatore Irfi; Fulvio Librandi, docente Unical di Antropologia culturale; Giuseppe Savagnone, docente, saggista e responsabile del Centro diocesano per la pastorale della cultura di Palermo. Assente per un impedimento sorto all’ultimo minuto monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano.

«Noi qui dobbiamo studiare meglio degli altri, non come gli altri – dice Costabile ai tanti giovani in aula –. Non abbiamo nulla da invidiare agli studenti del Centro-Nord, non dobbiamo vergognarci di essere calabresi». Un occhio ai vetri delle finestre asciutti, poi una frase che suona come un grido di battaglia: «D’ora in poi l’allerta ‘ndrangheta la diamo noi. Anche quando i sindaci non hanno voglia di sentir parlare di lotta alle mafie».

I relatori si alternano ai microfoni, e tra uno e l’altro gli applausi dell’aula. È il suono di una gioventù che ha deciso di non girarsi dall’altra parte, di prendere posizione, di essere militante.

«Questa non è la Calabria della ‘ndrangheta, dei padroni e dei padrini – afferma Costabile –. È la Calabria degli scienziati che studiano e lavorano».

Nel pomeriggio una nuova sessione all’Istituto superiore di Scienze religiose San Francesco di Sales, con monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano e vicepresidente Cei per il Sud; Augusto Cavadi, teologo e filosofo; don Emilio Salatino, direttore dell’Istituto San Francesco di Sales.

Un lungo dialogo tra teologia, pedagogia e impegno civile per costruire, assieme alla nuove generazioni, una coscienza critica capace di leggere e smascherare i linguaggi del potere mafioso. Un appello a più voci alla responsabilità condivisa: mondo accademico, Chiesa e società civile uniti in un fronte comune. Per togliere spazi alla ‘ndrangheta, per conquistarli alla libertà.

Un’allerta, per dirla con il professor Costabile, che non è arancione né rossa né gialla, ma ha tutti i colori della ribellione.

E anche se fuori il cielo è grigio, all’Unical splende il sole. Anzi, i soli. «I soli sono i vostri volti, i soli sono la vostra dignità», dice il docente ai suoi ragazzi. E le parole che seguono sono una promessa. Meglio ancora, un impegno. «Una dignità che io saprò tutelare, a prescindere dall’avventura che faremo insieme per un anno di corso, io la saprò tutelare anche nel vostro futuro. Perché quando si sceglie di essere presenti nella vita, nelle questioni e nei problemi sociali, si dimostra di essere moralmente integri».