Il rischio che la Liturgia possa perdere il suo significato profondo non deriva da un’influenza esterna ma da un pericolo interiore che si chiama mondanizzazione. È questo il pensiero di Mons. Francesco Savino, Vescovo della Diocesi di Cassano All’Ionio e vicepresidente della Cei, intercettato da un intervento affidato ai social. Un processo, secondo il presule, che si palesa quando i credenti, i sacerdoti e l’intera comunità ecclesiale adottano le logiche del mondo perdendo di vista la sacralità del mistero celebrato.

Secondo l’analisi di Mons. Savino, le categorie mondane che corrompono la liturgia sono il successo con la tendenza a misurare il valore della celebrazione in base alla sua popolarità o al numero di partecipanti, trasformandola in uno spettacolo; c’è poi la ricerca di potere e di visibilità all'interno della comunità che distoglie l'attenzione dal servizio a Dio e ai fratelli che conduce all’arrivismo; per ultimo, nella propria identificazione della devianza, il pericolo è rappresentato dall'idolatria della ricchezza, l'attaccamento cioè ai beni materiali che porta a un'ostentazione esteriore, a scapito della povertà evangelica e dell'essenzialità del culto. Logiche presenti nella società ma che non dovrebbero contaminare l'esperienza liturgica che è invece un momento di incontro intimo e di trasformazione.

Nei pensieri di Mons. Savino la soluzione esiste, duplice e complementare, per evitare la mondanizzazione e proteggere la liturgia. Imprescindibile il rispetto del mistero con i fedeli che accolgono la liturgia con reverenza come un incontro con il divino e non come un evento sociale. Un atteggiamento che si traduce in una partecipazione attiva e consapevole, che permetta alla persona di “lasciarsi trasfigurare e trasformare dalla grazia di Dio”, riconoscendo che la liturgia è un luogo di autenticità dove ogni credente è chiamato a essere sé stesso, senza maschere. Solo avvicinandosi con questo spirito, si può essere testimoni nel mondo. La forza ricevuta nella celebrazione non è esclusivamente per uso personale ma forgia il cristiano per portarla all’esterno quale sorgente di energia che spinge a “crismare il mondo” per evangelizzarlo. Ciò avviene non con discorsi retorici, ma con la “martyria” intesa come la capacità di farsi dono di sé stessi per gli altri fino al sacrificio della propria vita per il Vangelo.

Con queste indicazioni, la liturgia non solo evita la mondanizzazione ma diventa punto di partenza per una vita cristiana profonda, spirituale e concretamente impegnata nel mondo.