La doppia sfida calcistica fra Italia e Israele continua ad alimentare polemiche in tutto il Paese. Le critiche si concentrano soprattutto sull’assenza di prese di posizione da parte di Fifa, Uefa e Figc, accusate di non aver adottato misure di condanna nei confronti di Israele, né di averne sospeso la partecipazione alle competizioni internazionali.

Nelle scorse settimane un gruppo di cittadini di Corigliano-Rossano, città natale del nuovo commissario tecnico Gennaro Ivan Gattuso, ha lanciato una petizione per chiedere all’allenatore un gesto simbolico: non disputare la gara contro Israele in segno di solidarietà al popolo palestinese. L’iniziativa ha raccolto in poche ore centinaia di firme.

La risposta di Gattuso è arrivata in conferenza stampa, ma ha lasciato delusi molti concittadini. L’ex campione del mondo ha spiegato di considerarsi «un uomo di sport» e di essere «contrario a tutte le guerre», ribadendo però la necessità di giocare la partita. Una posizione che non ha convinto i promotori della mobilitazione, che attendevano un segnale diverso.

A Schiavonea, davanti all’abitazione del tecnico, è comparso uno striscione con cui i cittadini hanno voluto ribadire che lo sport non può essere disgiunto dalle vicende internazionali e che oggi più che mai serve una presa di posizione collettiva: «Rino, non si gioca con chi uccide bambini», il testo dell striscione. 

Secondo i promotori della petizione, dopo undici anni di assenza dai Mondiali, «per una volta gli italiani sarebbero orgogliosi di non vedere la Nazionale in campo», se questo significasse dare un segnale di coraggio e coscienza di fronte al conflitto in Medio Oriente.