«Venerdì scorso, in Prefettura, è stato presentato un nuovo protocollo sulla legalità alla presenza del Prefetto, del Sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, del Questore, dei Comandanti delle Forze dell’Ordine, della Commissaria straordinaria antiracket e antiusura Mariagrazia Nicolò, del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Salvatore Curcio, del Presidente della Regione Roberto Occhiuto, dei rappresentanti delle categorie produttive, dell’ANCI, dell’ABI, dei sindacati e dei sindaci del territorio. Un incontro istituzionalmente rilevante, ma ancora una volta segnato dall’assenza più significativa: gli imprenditori che hanno denunciato, coloro che la legalità la difendono concretamente a rischio della propria vita e della propria stabilità economica». È la denuncia di alcuni componenti del direttivo della Tazzina della Legalità. In particolare, spiegano, mancavano persone come Tiberio Bentivoglio, Matteo Tubertini CD della Caffè Cuglielmo, Bruno Bonfà, Raffaele Fazio, e tanti altri che «da anni affrontano questa battaglia spesso in totale solitudine».

Secondo il sodalizio, «la verità è semplice: non servono nuovi protocolli, ma misure operative e immediate. La situazione attuale di chi denuncia parla chiaro: ristori che non arrivano; revoche improvvise dei fidi bancari; rescissioni delle polizze assicurative; cartelle esattoriali che colpiscono chi già è in difficoltà; fermi amministrativi ai mezzi di lavoro; perfino lettere di messa in mora da parte degli enti pubblici. Non stupisce che molti imprenditori si pongano la domanda più amara: “Perché ho denunciato, se poi lo Stato non mi tutela?”».

A tal proposito vengono riproposte le parole di Tiberio Bentivoglio: «Alziamo la voce democraticamente e portiamo questi politici sul fatto compiuto. Chiediamo un confronto diretto. Io ho denunciato prima e dopo il tentato omicidio; oggi stanno facendo di tutto per togliermi la scorta mentre le ipoteche sulla mia casa aumentano a dismisura, perché il loro intento è vendere la mia casa. Ricordo a me stesso che, non avendo potuto pagare i contributi e versare l’Iva, mi hanno tolto il Durc: così ho perso il 40% del fatturato, non potendo più emettere fatture agli enti pubblici, soprattutto alle ASL con cui lavoravo benissimo. E ancora parlano di vicinanza agli imprenditori che denunciano».

E ancora, quelle di Raffaele Fazio: «Sono anni che attendo risposte dallo Stato, che nel mio caso non c’è mai stato, abbandonandomi dopo le mie denunce».

E poi, spiegano ancora dall Tazzina della Legalità, il caso di Matteo Tubertini «al quale la Prefettura di Catanzaro ha negato l’accesso al fondo antiracket con la seguente motivazione, riportata testualmente: “L’assenza dell’intimidazione ambientale, la inusuale modalità di danneggiamento che non garantisce la traiettoria e gli effetti e mai utilizzata negli episodi di intimidazione avvenuti su quel territorio a danno di altre aziende”. Una decisione che ha generato sconcerto e ulteriore sfiducia. In questo contesto, la distanza tra iniziative istituzionali e condizioni reali degli imprenditori è ormai evidente. La conseguenza più grave è sotto gli occhi di tutti: la progressiva diminuzione delle denunce, sintomo del venir meno della fiducia nelle istituzioni. Se si vuole davvero invertire questa rotta, serve una scelta chiara: ascoltare e coinvolgere chi ha pagato il prezzo più alto, mettendo fine all’esclusione sistematica dei testimoni diretti della legalità».

Per questo la Tazzina della Legalità punta a chiedere «un confronto pubblico, immediato, trasparente e aperto a tutti i livelli istituzionali coinvolti, per definire insieme azioni concrete, verificabili e attuabili in tempi certi. Continueremo a pretenderlo con determinazione, rispetto e responsabilità. Sempre».