La richiesta, giunta da numerosi allievi di religione musulmana, ha portato alla reazione di Gioventù Nazionale, che chiede di liberare l’Aula Studio del cubo 18. Ma i ragazzi del Collettivo insorgono: «Attacco strumentale»
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Un luogo di culto per studenti di religione islamica è di nuovo al centro di una polemica nelle Università calabresi. Dopo il caso di Catanzaro, con la dura risposta del rettore UMG Giovanni Cuda alla Lega, che aveva alzato un polverone, stavolta è il turno dell’Unical.
Tutto nasce da una richiesta, avanzata dagli studenti e dalle studentesse di religione islamica al Collettivo Aula Liberata, che da tempo ha lasciato un’aula al piano terra del cubo 18b al libero uso di chi frequenta l’Università della Calabria. Una richiesta che nasce da esigenze ben precise: «Gli studenti di religione musulmana hanno a disposizione uno spazio molto stretto – spiegano dal Collettivo – e nel quale non è possibile una divisione per sesso come previsto dalla loro religione».
Ma questo, sottolineano gli attivisti, non è neanche il problema maggiore: «Lo spazio è aperto soltanto il venerdì e loro pregano cinque volte al giorno: così soprattutto le ragazze ci hanno detto che per loro è impossibile riuscire a conciliare i tempi di preghiera con quelli di studio, perché spesso devono tornare a casa per riuscire a ritagliarsi uno spazio privato dove celebrare». E per questo il Collettivo ha raccolto la richiesta e lanciato la petizione: «Crediamo che un’Ateneo come il nostro, che si vanta di essere internazionale – spiegano – debba trovare una soluzione»
La polemica di Gioventù Nazionale: «Liberate prima l’Aula Studio»
Nelle scorse ore, però, è partita la polemica: Gioventù Nazionale Cosenza, il vivaio locale di Fratelli d’Italia, con un post sui propri social ha attaccato sia l’idea del luogo di culto, sia il Collettivo Aula Liberata: «L’Ateneo dispone già da marzo 2023 di un ambiente dedicato al raccoglimento spirituale e alla libertà di culto, neutrale, accessibile a tutti gli studenti per garantire il diritto alla preghiera senza distinzione di credo. Qualora – continua la nota – vi fossero esigenze legate alla preghiera quotidiana, la strada corretta sarebbe valutare un ampliamento degli orari di fruizione di tale spazio e non la creazione di nuove strutture».
Poi l’attacco al Collettivo: «Appare paradossale che richieste di nuovi spazi arrivino da realtà che da anni occupano abusivamente locali universitari, sottraendoli alla collettività studentesca e impedendone la normale destinazione allo studio e alla didattica. Prima di avanzare istanze è indispensabile restituire integralmente all’Ateneo gli spazi occupati: per questo – conclude il comunicato – chiediamo formalmente al Rettore e alle autorità competenti che si prosegua con determinazione il percorso già avviato con lo smantellamento del centro sociale Azadì e si estenda a tutte le realtà che occupano irregolarmente spazi dell’Unical».
La risposta nei commenti: «L’aula liberata risponde alle esigenze degli studenti»
Non hanno tardato ad arrivare ovviamente le risposte nei commenti. «L’aula studio liberata – si legge in uno di questi – risponde alle esigenze degli studenti. Passiamo ore e ore a organizzare talk, confronti, dibattiti e campagne di sensibilizzazione. In che modo questo spazio, in cui ogni giorno interagiscono centinaia di persone diverse l’una dall’altra interagiscono fra loro, può essere un togliere alla collettività studentesca?»


