Nel cuore della Calabria ionica, tra i resti di un passato millenario, si prepara una nuova stagione di scoperte. Un progetto ambizioso – “Valorizzazione dell’Antica Kroton e del sistema ambientale, turistico e culturale tra Crotone e Capo Colonna” – rilancia la sfida di connettere il presente al passato, intrecciando archeologia, paesaggio e memoria collettiva.

Al centro dell’iniziativa è il promontorio di Capo Colonna, anticamente sacro, oggi testimone silenzioso della storia della città. Qui sorgeva lo Heraion, il maestoso santuario dedicato alla dea Hera, punto di riferimento religioso e culturale dell’intera Magna Grecia. Ancora oggi, nel mese di maggio, una processione mariana ripercorre quel tragitto antico che univa la polis al tempio, custodendo inconsapevolmente la traccia viva di un itinerario sacro.

È proprio lungo questo asse che il progetto ha deciso di concentrare studi, ricerche e nuovi scavi, nella convinzione che solo la conoscenza possa davvero restituire valore a un territorio ricco di storia, ma spesso dimenticato o compromesso. Uno degli interventi più significativi riguarderà l’area di Quota Cimino, tra Torre Mariedda e Domitina, a poche centinaia di metri dal muro di temenos del santuario: una zona che le perlustrazioni archeologiche indicano come luogo sacro, destinato a culti e riti sin dal V secolo a.C.

Progetto di rigenerazione urbana Antica Kroton: un nuovo tassello si aggiunge al percorso con l'apertura del cantiere di Quota Cimino, che punta a rafforzare il legame tra la città e il promontorio di Capo Colonna, dove sorge il celebre santuario di Hera Lacinia.

Qui, frammenti di laminette in bronzo con iscrizioni relative a manomissioni di schiavi, e in un caso al dio Apollo, affiorano come voci dal sottosuolo, raccontando storie di libertà, fede e riti antichi. Si tratta di un contesto tra i più rilevanti dell’intera chora crotoniate meridionale, eppure ancora in gran parte inesplorato. Un finanziamento di 800.000 euro sarà destinato a nuove campagne di scavo, suddivise tra due aree: una già vincolata, dove nel 2015 furono individuate strutture di epoca romana, e un’altra oggetto di ricerche nel 2013, dove sono riemersi resti murari e nuovi frammenti bronzei, forse ancora legati a culti religiosi.

Il progetto non si limita, però, a portare alla luce strutture e reperti: mira a costruire strumenti per comprendere e gestire con consapevolezza un territorio unico. Per questo sarà realizzata, grazie a un ulteriore finanziamento di 150mila euro, anche una carta archeologica dell’area compresa tra la città antica e il promontorio, utilizzando tecnologie moderne e recuperando materiali d’archivio, come gli studi – inediti a distanza di più di trent’anni dalla loro realizzazione – dell’Università del Texas condotti da J.C. Carter e C. D’Annibale negli anni Ottanta.

Unire i dati della cartografia storica, le tracce della viabilità antica e i risultati delle ricognizioni archeologiche significa restituire coerenza a un paesaggio che per secoli ha mantenuto la sua funzione di cerniera tra la città e il sacro. L'obiettivo non è solo scientifico: è culturale, sociale, identitario. Far riemergere i legami profondi tra Kroton e il suo territorio significa offrire ai cittadini e ai visitatori una nuova chiave di lettura, un archivio vivo in cui riconoscersi.

Nel promontorio battuto dal mare e dal tempo, dove la pietra racconta più della parola, il presente si fa custode di un’eredità antica. E l’archeologia, più che disciplina del passato, diventa strumento per immaginare il futuro.