Oggi è un venerdì destinato a paralizzare il Paese. Non un venerdì qualunque: da un lato lo sciopero nazionale dei treni, dall’altro lo sciopero generale proclamato da Usb e Cgil dopo l’arrembaggio della marina israeliana alla Global Sumud Flotilla, con cittadini e parlamentari italiani a bordo. Un fatto che i sindacati definiscono «un attacco diretto alla sicurezza dei lavoratori italiani e all’ordine costituzionale stesso».

A Roma è atteso un corteo che sfilerà fino a Palazzo Chigi, con la stazione Termini blindata. A Napoli gli attivisti promettono blocchi simbolici sui binari. Le città si preparano a una giornata complicata, con ricadute che toccheranno trasporti, scuola, sanità, logistica e perfino i servizi funebri.

Il settore più colpito sarà quello della mobilità. Il trasporto pubblico locale – autobus, tram e metropolitane – si fermerà per 24 ore, nel rispetto delle fasce di garanzia stabilite a livello territoriale. Nel trasporto ferroviario lo stop al personale addetto alla circolazione è scattata dalle 21.01 di ieri e durerà dino alle 20.59 di oggi. Saranno comunque garantiti i treni a lunga percorrenza inseriti negli accordi con le aziende, e quelli programmati nelle fasce 6-9 e 18-21, come previsto per il trasporto regionale nei giorni di sciopero. In questo caso la mobilitazione si innesta su uno sciopero già annunciato nei giorni scorsi da un sindacato di base, producendo un effetto moltiplicatore. Per il trasporto regionale restano garantiti i servizi essenziali previsti nei giorni feriali: pendolari e studenti potranno contare su alcune corse nelle fasce orarie più delicate, ma il resto della giornata sarà di fatto bloccato.

Lo sciopero riguarda anche i taxi, che incroceranno le braccia dalle 00.01 alle 24. Nel trasporto aereo la protesta coinvolgerà sia il personale di volo che quello di terra: stop dalle 00.01 alle 24, con le consuete fasce garantite 7-10 e 18-21. Anche i controllori di volo si fermeranno, salvo i casi in cui vengano comandati in servizio per garantire i voli minimi. I lavoratori dei porti osserveranno un’intera giornata di astensione, garantendo soltanto i servizi minimi indispensabili. Nel trasporto marittimo sono previsti ritardi fino a 24 ore alle partenze delle navi, con l’esclusione delle linee essenziali.

Non circoleranno regolarmente nemmeno i mezzi pesanti: nel trasporto merci e nella logistica sono garantiti solo i carichi essenziali. Sulla rete autostradale si fermeranno gli addetti alla viabilità di Autostrade e Anas, con la garanzia però di servizi minimi a tutela della sicurezza della circolazione. Si fermano anche le guardie ai fuochi, gli addetti agli appalti ferroviari – pulizie, ristorazione a bordo, accompagnamento dei treni notte – e il settore dell’autonoleggio con conducente. Blocco anche per impianti a fune e per i trasporti funebri, un dettaglio che conferma la portata “totale” dello sciopero.

Nella scuola lo stop coinvolgerà l’intera giornata. La Cgil ricorda che, secondo l’accordo del 2 ottobre 2020, i dirigenti scolastici possono adottare misure organizzative per garantire il servizio. Tuttavia, se l’adesione dei docenti e del personale renderà impossibile la regolare apertura, sarà possibile chiudere gli istituti. Nella sanità lo sciopero scatterà dall’inizio del primo turno alla fine dell’ultimo turno. Anche qui dovranno essere garantiti i servizi minimi, ma è previsto il rinvio di visite e prestazioni non urgenti.

Il comunicato diffuso da Usb e Cgil parla chiaro: «L’aggressione armata contro navi civili che trasportavano cittadini italiani è un fatto di gravità estrema. Non si tratta solo di un crimine contro persone inermi, ma di un colpo inferto all’ordine costituzionale. I volontari della Flotilla, pur se in forma atipica, sono lavoratori: molti di loro in aspettativa non retribuita, ma il diritto alla sicurezza non cambia con la busta paga sospesa». I sindacati parlano di sciopero necessario per difendere non solo la solidarietà internazionale verso Gaza, ma anche la dignità dei lavoratori italiani coinvolti in una missione umanitaria «criminalizzata e repressa con la forza militare».

La mobilitazione ha già acceso lo scontro politico. La premier Giorgia Meloni, da Copenaghen, ha criticato la scelta di proclamare uno sciopero generale di venerdì, parlando di «weekend lungo travestito da rivoluzione». Le ha risposto il segretario Cgil Maurizio Landini: «Offensivo ridurre a gita al mare una protesta per la vita e la dignità di connazionali fermati in acque internazionali. Noi andremo in piazza». Anche il Pd si schiera: la segretaria Elly Schlein annuncia la partecipazione alle manifestazioni e chiede al governo «di smetterla con i tentativi di mettere le mani sui diritti costituzionali, a partire dal diritto di sciopero».

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha evocato la precettazione: «Se la Commissione di garanzia dirà che lo sciopero è illegittimo ne prenderemo atto, ma se bloccheranno strade e ferrovie ne pagheranno penalmente le conseguenze». Sul fronte giuridico si è già espresso il Garante per gli scioperi, dichiarando «illegittima» la protesta per mancanza di preavviso. I sindacati non arretrano: Usb e Cgil annunciano che impugneranno la delibera, rivendicando la legittimità dell’agitazione. «Non ci sono violazioni di legge – ha replicato Landini – il nostro sciopero è pienamente legittimo, perché la salute e la sicurezza dei lavoratori sono state messe in pericolo da un’aggressione armata in acque libere».

Quella di oggi sarà dunque una giornata di forte tensione. Le città italiane si preparano a gestire i disagi, mentre i sindacati promettono cortei pacifici ma determinati. Sullo sfondo, la vicenda della Flotilla resta l’elemento scatenante, trasformando una mobilitazione sindacale in un banco di prova politico e diplomatico. Il conto alla rovescia è già iniziato: dalle 21.01 del 2 ottobre treni e bus inizieranno a fermarsi. E il Paese si misurerà con uno sciopero che, comunque lo si giudichi, porta fino in Italia l’eco di uno scontro avvenuto in mare aperto, a migliaia di chilometri di distanza.