Sigfrido Ranucci finisce ancora una volta nel mirino. Il conduttore di Report si ritrova al centro di una tempesta politica e mediatica dopo le dichiarazioni dei senatori di Forza Italia, Roberto Rosso e Maurizio Gasparri, che hanno annunciato l’esistenza di un’indagine della procura di Roma per il reato di interferenze illecite nella vita privata. Nel mirino, la diffusione in trasmissione di un estratto audio della telefonata tra l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la moglie Maria Rosaria Boccia, registrazione che avrebbe portato al blocco del contratto Rai della donna.

Ranucci, in collegamento durante la conferenza stampa sull’European Media Freedom Act, organizzata al Senato da Avs, non ha perso l’occasione per rilanciare l’allarme sulla gestione del servizio pubblico. «Per capire come funziona TeleMeloni – ha detto con ironia – non serve nemmeno spiegare i tentativi di censura. Basta fare la radiografia delle scelte: come vengono collocate le risorse, come si scelgono i conduttori, quali programmi si piazzano nei palinsesti e con quali minimi garantiti. Contratti che in certi casi costringono la Rai a pagare a prescindere dalla messa in onda. Mi risulta che anche per Tommaso Cerno sia stato previsto un bacino di ascolto protetto: andrà la domenica pomeriggio, lontano dai rischi del sabato».

Il giornalista non si è limitato alla difesa. Ha annunciato che «al di là di Paragon, esploderà presto un altro bubbone: operazioni di spionaggio su giornalisti fatte dai servizi senza lasciare tracce documentali. Se nessuno testimonia, nemmeno il Copasir può rintracciarle».

Sul caso specifico che lo riguarda, Ranucci ha ribadito la sua posizione: «Io so solo che è stata presentata una denuncia sulla diffusione dell’audio della telefonata tra Sangiuliano e la moglie. Noi ci siamo limitati a trasmettere trenta secondi di un audio che dura ore, perché in quel frammento c’era la notizia: il ministro, dopo le pressioni della moglie, lo stesso giorno aveva chiesto al capo di gabinetto Gilioli di bloccare il contratto di Maria Rosaria Boccia».

Per il conduttore, il diritto di cronaca prevale. «Abbiamo dato una notizia inedita, senza violare alcuna norma. L’Ordine dei giornalisti aveva già aperto un procedimento su questa vicenda e l’ha archiviato. Il codice deontologico e le linee del Garante per la privacy parlano chiaro: l’essenzialità della notizia giustifica la pubblicazione anche su questioni di vita privata quando l’interesse pubblico è evidente».

Dall’altra parte, Forza Italia non arretra. Rosso parla di «servizio pubblico trasformato in gossip sguaiato” e pretende che la Rai intervenga contro “chi ne rappresenta il volto in tv». Gasparri rincara: «Questa non è una querela per diffamazione, ma un’ipotesi di reato grave. Nessuno gode di impunità, nemmeno Ranucci. La Rai deve attivare tutti i meccanismi previsti senza fare sconti a nessuno»

Il giornalista, da parte sua, ostenta serenità. «Non mi è arrivato alcun avviso dalla procura e se arriverà sarà una delle tante indagini contro Report. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Oggi stesso il Tribunale di Roma ha archiviato la denuncia di Ciavardini e De Angelis contro di noi. Sarebbe interessante capire come Gasparri e Rosso abbiano saputo di questa denuncia: si accorgono solo ora della sua esistenza».

Per ora, la partita resta aperta tra veleni politici, denunce incrociate e un servizio pubblico sempre più trasformato in terreno di scontro. E Ranucci, tra accuse e sospetti, continua a giocare la carta della trasparenza: «Ho fatto solo il mio lavoro di giornalista».