Partono domani, mercoledì 1° ottobre, alle 14.00 nell’aula Solano dell’Università della Calabria, le lezioni del quindicesimo anno del progetto Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società.

Pedagogia dell’Antimafia nasce il 23 maggio 2011 come percorso seminariale nell’ambito di alcuni insegnamenti di area pedagogica attivi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia per diventare successivamente disciplina di base nel Corso di Studio in Scienze dell’Educazione a partire dall’anno accademico 2018-2019. Ciò dopo un biennio di cammino laboratoriale nel Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, oggi Culture, Educazione e Società. Questa esperienza didattica è unica nel panorama nazionale dei corsi di studio in Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche delle università del Paese.

L’obiettivo educativo è la riterritorializzazione culturale di questa regione, intesa come processo di emancipazione civile e sociale. Il corso universitario e le attività didattiche svolte nelle scuole calabresi seguono uno schema pedagogico che, attraverso l’uso del registro della testimonianza e delle esperienze sul campo, mette in discussione la cultura delle sudditanze, sovrastruttura chiave di una società caratterizzata da dinamiche familistico-claniche sul piano economico-sociale. Tale cultura, che eccede i limiti della sfera di influenza delle organizzazioni criminali, possiede la capacità di esercitare un’influenza significativa sulla realtà circostante. Per rompere questa articolata trama di oppressione, è fondamentale partire dai giovani, ricostruendone il lessico sociale.

Pedagogia dell’Antimafia è quindi uno strumento teorico-pratico di liberazione del linguaggio pedagogico dalla mera trasmissione accademica di una semantica di potere funzionale all’obbedienza servile verso ogni forma di autorità. In Calabria, tale approccio all’istruzione si manifesta nell’accettazione di pratiche clientelari di natura mafiosa, regolate da rituali (para)feudali e da inaccettabili forme di asservimento.

L’alfabeto della giustizia sociale e della dignità umana può (e deve) generare in questo territorio una grammatica ribelle, al fine di sradicare definitivamente la narrazione della rassegnazione e della sottomissione come uniche forme di espressione sociale. Il riscatto emerge dall’adozione di un nuovo vocabolario, caratterizzato da un’indole ribelle e da un’inclinazione per la libertà.

In questi 15 anni di lavoro, Pedagogia dell’Antimafia ha organizzato, senza fondi pubblici, 180 seminari in presenza, 35 online in risposta all’emergenza sanitaria del Covid19, 50 iniziative di cittadinanza attiva nelle scuole calabresi (Crotone, Cutro, Rosarno, Gioia Tauro) e 40 laboratori di antimafia sociale per gli studenti dell’UniCal nelle regioni del Sud Italia, con sedi che includono Scampia, Palermo, la Piana di Gioia Tauro, la Locride e le periferie di Cosenza.

Più di 300 relatori hanno preso parte ai dibattiti organizzati nell’ambito di questo progetto educativo.

Nel corso degli anni, illustri personalità quali i capi della Direzione Nazionale Antimafia e della Commissione Parlamentare Antimafia, delle Procure distrettuali antimafia (Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo e Napoli), della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro e delle forze dell’ordine, del mondo delle associazioni laiche e cattoliche, di significativi vescovi e sacerdoti che si dedicano alla lotta contro le mafie, di gruppi, di imprenditori che hanno denunciato estorsioni, e di giornalisti impegnati, si sono avvicendati per discutere con gli studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione, illustrando l’importanza di contrastare l’influenza delle mafie e di non conformarsi alle loro regole.

Più di 5.000 studenti hanno sperimentato nuove metodologie didattiche nelle aule di Scienze dell’Educazione, mentre 1.500 universitari hanno preso parte ai laboratori di pedagogia critica nelle diverse sedi.

Il primo laboratorio in Calabria si è tenuto il 30 novembre 2011, quando 70 studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione hanno visitato la Valle del Marro, una cooperativa fondata dal sacerdote antimafia Don Pino Demasi sui beni confiscati ai boss della Piana di Gioia Tauro. Il 26 maggio 2013, 52 studenti universitari si recano a Scampia, un’iniziativa senza precedenti per un ateneo nazionale, inclusi quelli napoletani, che precedentemente non avevano mai intrapreso una simile iniziativa formativa. In questa occasione, gli studenti incontrano gli abitanti delle Vele e l’associazione R-Esistenza Anticamorra, fondata da Ciro Corona, che si dedica alla promozione di una pedagogia delle scelte responsabili a livello popolare.

Nel 2022, infine, nasce formalmente il progetto Barbiana 2040 (in realtà le prime iniziative sono del 2019), rete nazionale di scuole giuridicamente costituita – capofila è l’Istituto Lanfranchi di Sorisole a Bergamo –, che sta attualizzando nelle aule del Paese la metodologia didattica di don Lorenzo Milani e il suo alfabeto trasformativo.