L’imprenditore di Tesla ha sostenuto il primo presidente afroamericano, si è alleato con il tycoon di destra e ora potrebbe lanciare un suo partito. La parabola politica del magnate rilancia l’idea di una forza alternativa tra democratici e repubblicani
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Da paladino della Silicon Valley progressista a protagonista del nuovo corso trumpiano, fino all’ipotesi di fondare un proprio partito. La parabola politica di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, continua a sorprendere e alimenta interrogativi sul futuro degli Stati Uniti. Una traiettoria segnata da rotture, alleanze inedite e sondaggi lanciati su X che fanno intravedere una possibile discesa in campo diretta.
A lungo considerato vicino ai democratici, Musk si è autodefinito “un moderato” e fu tra i primi sostenitori di Barack Obama nel 2007. Il suo contributo economico alla campagna del futuro presidente afroamericano fu significativo, così come lo fu il rapporto che i due mantennero durante i due mandati alla Casa Bianca. Obama fu un alleato convinto di molte delle sue visioni futuristiche, come la guida autonoma o lo sviluppo dell’energia elettrica nel settore automobilistico.
Tuttavia, con l’avvento dell’amministrazione Biden, l’idillio si è incrinato rapidamente. Insofferente a regole, tasse e limitazioni, Musk ha spostato la sede di Tesla dalla California al Texas, scelta simbolica e strategica che ha sancito il distacco dai democratici. Le frizioni sono aumentate con indagini federali su Tesla e SpaceX, attriti con la SEC e lo stop ad alcuni finanziamenti pubblici, come quelli per il progetto Starlink. “È stato Biden che ha spinto Musk tra le braccia di Trump”, sintetizzava efficacemente Newsweek nell’ottobre 2024. E Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia, ha dichiarato: “Ha sempre votato democratico, poi qualcosa si è rotto”.
Con Trump il legame è stato più recente, ma potente. L’alleanza fra due figure fuori dagli schemi e accomunate da una retorica anti-establishment ha funzionato per un po’. Tuttavia, la convivenza si è rivelata difficile. I due ego troppo ingombranti e le strategie divergenti hanno portato rapidamente allo scontro aperto. Al punto che oggi un riavvicinamento appare improbabile, e qualcuno intravede in Musk un potenziale protagonista del dopo-Trump.
Un'ipotesi suggestiva circola sempre più frequentemente: la creazione di un terzo polo, un partito indipendente capace di attrarre i delusi di entrambi gli schieramenti. Musk ha già testato il terreno: su X ha lanciato un sondaggio per sondare l’interesse verso una forza politica alternativa. Un esperimento? Forse. Ma che lancia un segnale inequivocabile: la sua ambizione, dopo aver cambiato il mondo della mobilità, dell’esplorazione spaziale e dei social network, potrebbe puntare alla conquista della Casa Bianca. Qualcuno evoca addirittura un complotto ai danni di Trump ordito da ambienti repubblicani, per fare di JD Vance unico candidato alle presidenziali del 2028. Ma difficile che uno come Musk si faccia strumentalizzare così. Più facile è che, con un nuovo colpo di scena, decida di scendere lui in campo in prima persona.