«Abbiamo completato con successo il nostro attacco a tre siti nucleari in Iran, inclusi Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano». Con questo messaggio pubblicato su Truth Social, Donald Trump ha ufficializzato nella notte l’azione militare americana, segnando un drammatico salto di qualità nello scontro in Medio Oriente.

L’operazione, lanciata dopo giorni di crescente tensione e accuse reciproche tra Washington e Teheran, ha colpito tre delle più importanti infrastrutture del programma nucleare iraniano. Fonti non ufficiali di Teheran parlano di «un’aggressione diretta che non resterà senza conseguenze».

Solo 24 ore prima, il presidente russo Vladimir Putin aveva dichiarato pubblicamente il proprio sostegno al diritto dell’Iran di sviluppare un programma nucleare “civile e sovrano”, aprendo di fatto a una nuova linea di frattura tra blocchi mondiali. Ora lo scenario rischia di degenerare in un conflitto ben oltre i confini regionali.

Le cancellerie occidentali sono in allerta. Aerei e navi americane sono in stato di massima operatività nel Golfo Persico

Cresce inoltre la paura per una nuova ondata di terrorismo jihadista. Secondo alcuni analisti, un intervento diretto degli Stati Uniti in Iran potrebbe riattivare cellule fondamentaliste dormienti in vari Paesi.

Il mondo, intanto, trattiene il respiro. L’attacco americano potrebbe segnare l’inizio di una nuova grave fase di instabilità globale. E stavolta, la posta in gioco è altissima.