Teheran risponde all’attacco americano lanciando missili su Al Udeid. La risposta dei pasdaran è un segnale simbolico che mira a rafforzare il regime. E mentre Khamenei minaccia Israele, pensa al suo successore
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A meno di due giorni dal bombardamento americano sui siti nucleari iraniani, la Repubblica islamica ha lanciato la sua risposta: dieci missili contro la base statunitense di Al Udeid, in Qatar. È la più grande struttura militare americana in Medio Oriente, sede del Central Command e con oltre 10.000 soldati. L’attacco, tuttavia, è stato annunciato in anticipo e calibrato per non causare vittime. "Sei di loro hanno colpito la base", hanno rivendicato i pasdaran, mentre le autorità qatarine hanno smentito danni: "Tutti intercettati e nessun morto o ferito".
Una rappresaglia simbolica, ma dal forte valore interno
Secondo il New York Times, il raid sarebbe stato persino “coordinato” tra Teheran e Doha, a conferma della volontà iraniana di contenere la risposta ed evitare un’escalation. L’allerta era già massima nella regione: il Qatar aveva chiuso lo spazio aereo, le ambasciate di Stati Uniti, Cina e Regno Unito avevano consigliato ai cittadini di restare a casa. "Scegliere come bersaglio la base in Qatar ha senso, soprattutto se gli americani vengono avvertiti in anticipo", ha spiegato l’analista Ian Bremmer. Una mossa adatta a “offrire una risposta spettacolare al pubblico iraniano” senza aprire nuovi fronti.
Trump: «Risposta debole, grazie all’Iran per averci avvertito»
Donald Trump, da parte sua, non ha esitato a derubricare la risposta del regime: "L'Iran ha ufficialmente risposto alla nostra distruzione dei loro impianti nucleari con una reazione molto debole, come ci aspettavamo, e che abbiamo contrastato in modo molto efficace". Lo ha detto Donald Trump su Truth precisando che sono stati abbattuti 13 dei 14 missili lanciati da Teheran e che nessun americano è stato ucciso o ferito. «Voglio ringraziare l'Iran per averci avvisato tempestivamente, il che ha permesso di non perdere vite umane e di non ferire nessuno. Forse l'Iran può ora procedere verso la pace e l'armonia nella regione e incoraggerò con entusiasmo Israele a fare lo stesso», ha detto Trump su Truth. Il presidente Usa non prevede di rispondere con un altro intervento militare contro l'Iran dopo il suo attacco "fallito" contro una base americana in Qatar. Lo ha dichiarato un funzionario militare al New York Post. "Finché le cose resteranno così, Trump non ha intenzione di reagire alla 'fallita rappresaglia'", ha affermato la fonte, suggerendo che le tensioni in Medio Oriente dovrebbero attenuarsi.
L’Iran celebra l’operazione e lancia nuovi avvertimenti
Nel nome di un’operazione ribattezzata 'Benedizione della Vittoria', la tv di Stato iraniana ha presentato l’attacco come una “risposta potente all’aggressione americana”, messa in atto proprio mentre Donald Trump riuniva il suo Consiglio di sicurezza. I pasdaran hanno rilanciato il messaggio politico: "Il messaggio per la Casa Bianca è che l'Iran non lascerà che alcuna aggressione resti senza risposta". Fonti della CNN riferiscono che il tycoon non intende un maggiore coinvolgimento militare nella regione, ma il rischio di nuovi attacchi da parte delle milizie filo-Teheran o delle “cellule dormienti” resta elevato.
Khamenei sotto assedio prepara la sua successione
Mentre la propaganda celebra la ritorsione, il regime tenta di respirare dopo settimane di pressione militare e crisi interna. Sorvegliato dalle forze speciali Vali-ye Amr, l’ayatollah Ali Khamenei è riapparso sui social promettendo che "continuerà la punizione" contro Israele, con cui la guerra resta aperta. Ma a preoccupare l’establishment è la successione: secondo Reuters, la commissione incaricata da Khamenei due anni fa avrebbe accelerato i lavori per scegliere il suo erede e garantire la stabilità del regime in caso di sua morte.
Lotta al vertice: il figlio Mojtaba o il riformista Khomeini?
Due i nomi in pole position: Mojtaba Khamenei, 56 anni, figlio dell’attuale Guida Suprema, e Hassan Khomeini, nipote del fondatore della Repubblica islamica. Mojtaba è vicino alle posizioni intransigenti del padre, mentre Khomeini – figura rispettata anche dai vertici religiosi e militari – rappresenterebbe una linea più conciliatoria, sia all’interno sia sul piano internazionale. Una scelta cruciale per il futuro dell’Iran, in un momento di forti tensioni e instabilità crescente.