Li si coinvolge nelle campagne elettorali solo per gestire i social (magari senza retribuzione), non per scrivere le leggi. Se il centrosinistra vuole vincere, e governare bene, deve mettere da parte i personalismi, scegliere i migliori e aprire le porte a forze fresche affidando loro responsabilità reali
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Da oggi LaC News24 inizia un viaggio per raccogliere le impressioni dei giovani sulla politica e cogliere il loro distacco da un mondo che parla spesso di come ridare fiato alla Calabria puntando proprio sulle sue forze fresche e poi, di fatto, li tiene a distanza per conservare postazioni di potere e rendite di posizione.
Le prossime elezioni regionali in Calabria mettono in luce un paradosso che non è nuovo, ma che diventa ogni volta più evidente: i giovani restano fuori dalla vita politica. Non si parla solo di qualche candidatura di facciata, di riempitivi inseriti per dare l’illusione del cambiamento. Si parla di una realtà in cui nessun ventenne e nessun trentenne ha trovato spazio reale nelle liste, nelle decisioni, nei ruoli che contano. Ancora una volta, i ragazzi, pur essendo preparati, tecnologicamente avanzati, capaci di muoversi con agilità tra social e intelligenza artificiale, vengono tenuti ai margini, considerati più un problema che una risorsa.
Generazione parcheggio
C’è una regola non scritta in Calabria: ai giovani si chiede di animare i social, non di scrivere gli emendamenti o le proposte di legge (che spesso ci riguardano da vicino). Si cercano “volti” per i reel su Instagram, non teste per i dossier. Eppure, parliamo di una generazione competente, tecnologicamente avanzata, capace di manovrare i social e l’Intelligenza Artificiale con naturalezza, e in una regione che ha bisogno di innovazione di processo, stiamo lasciando fuori proprio chi ha quella capacità di innovare.
Non servono testimonial, servono decisori: in giunta, nelle authority regionali, nelle commissioni, nei consigli d’amministrazione degli enti.
I partiti, compresi quelli di centrosinistra che dovrebbero essere i primi a riconoscere il valore delle nuove generazioni, parlano spesso di giovani ma nei fatti non fanno nulla per includerli. Non basta ricordarsi dei ragazzi quando serve un manifesto da appendere o una campagna social da curare, spesso in maniera “volontaria”: serve coraggio politico nel dare loro responsabilità e ruoli veri. Eppure, guardando la composizione delle liste, i nomi che emergono sono sempre gli stessi. Facce conosciute, schemi ripetuti, un ricambio generazionale che rimane solo sulla carta.
Spesso veniamo persino definiti dai nostri stessi partiti semplicemente come 'volontari', come se il nostro impegno fosse marginale, quando invece siamo iscritti, dirigenti, persone che fanno politica a pieno titolo e non meri aiutanti di contorno.
«La civiltà inizia con l'ordine, cresce con la libertà, e muore nel caos» — Will Durant
Nel caos della politica nazionale e regionale, nell’astensionismo sempre più imperante, nella disaffezione sempre più evidente, lo scioglimento anticipato, voluto dal “One Man Show” Roberto Occhiuto, ha mostrato un sistema fragile, dove il ruolo del presidente si è fatto sempre più dominante. Voci critiche in maggioranza? Ci sono, ma si adeguano. Il segnale simbolico: consigli regionali che iniziano con ore di ritardo e poi corrono a recuperare il numero legale. E quando le istituzioni non rispettano gli impegni, è il cittadino a non rispettare le istituzioni.
L’opposizione non è esente da colpe. Troppe volte si è fatta trovare impreparata, arrivando sempre all’ultimo minuto a scegliere un leader o a definire una strategia. In questo vuoto, chi avrebbe voluto impegnarsi politicamente, soprattutto tra i giovani, non ha trovato spazio. L’assenza di organizzazione e di strutture giovanili nel centrosinistra è un problema che mina le basi stesse della partecipazione: a destra, pur con tutte le contraddizioni, esistono canali e organizzazioni giovanili che almeno consentono un minimo di formazione e di percorso; a sinistra, spesso, il deserto. Una staticità che ha allontanato intere generazioni, lasciando a molti la sensazione di essere cittadini di serie B.
Leader scelti all’ultimo minuto, linee incoerenti, organizzazioni giovanili vuote: così si perde due volte, nelle urne e nel reclutamento di classe dirigente.
Prima si costruisce l’organizzazione, poi si cercano i like. Non il contrario.
La politica calabrese continua a piegarsi ai personalismi e a una logica di potere che penalizza l’intera regione. Invece servirebbe un atto di rottura: scegliere i migliori candidati della società civile, persone informate, rappresentanti delle diverse fasce d’età e dei diversi territori. Una giunta che davvero rivolti la Calabria, che non resti chiusa nei palazzi ma che apra le porte a chi oggi non ha voce. Questo non significa affidare il futuro ai soli giovani, ma costruire un equilibrio che includa esperienza e freschezza, radicamento e innovazione.
Parlo da ventenne che studia e lavora tra treni in ritardo, bandi poco chiari e ambulatori pieni: la politica, spesso, vive in un video. La realtà, invece, vive in un orario. Se ti dico “coinvolgimento”, non intendo un palco o una foto: intendo una password, un mandato, un budget, una consegna con scadenza e responsabilità.
Destra e sinistra, organizzazioni giovanili: due carenze diverse
A destra spesso esiste una linea di comando: non sempre inclusiva, talvolta paternalista, ma operativa. A sinistra abbiamo energie migliori e più sensibili ai diritti, ma senza una casa organizzata: anni di staticità hanno spento gruppi, circoli, federazioni. Risultato: i giovani più motivati non trovano luoghi di crescita e se ne vanno. La cura è una sola: organizzare l’entusiasmo, con scuole di formazione, tutoraggio intergenerazionale, percorsi di responsabilità che non finiscano al primo manifesto attaccato.
Ci siamo stancati. Siamo stanchi di andare avanti in una linea d’ombra in cui chi è più in alto decide sempre per noi, anche quando siamo uniti. Siamo stanchi di essere considerati i secondi di qualcuno, stanchi di non poter essere autonomi, stanchi del modo in cui veniamo trattati. E se le cose continueranno così, le scelte saranno solo due: o ci si stanca definitivamente senza portare più nulla, o si prendono altre strade, dove finalmente ci si possa sentire valorizzati davvero.
Il 5 e 6 ottobre non si sceglie solo un colore: si sceglie un metodo. Se il centrosinistra vuole vincere, apra davvero le porte: scegliere i migliori, mescolare le età, responsabilizzare i giovani e misurare tutto. Basta dire “i giovani sono il futuro”: metteteli nel presente. La Calabria non chiede miracoli, chiede serietà. E non domani: adesso.