L’anziano scomparso a Cosenza finito in una trappola sessuale, rapinato e lasciato morire

Fermata per l'omicidio Angela Melania Serban a capo di una organizzazione dedita alle rapine ai pensionati. Il delitto risale al 2017 quando il 78enne venne narcotizzato e abbandonato in un bosco dove è poi deceduto per il freddo e gli stenti

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9 ottobre 2020
12:13

L’ipotesi della rapina finita male era stata formulata dagli inquirenti già nella immediatezza della misteriosa scomparsa di Damiano Oriolo, l’anziano di 78 anni residente a Lappano, di cui si persero le tracce il 6 aprile del 2017. La sua auto venne rinvenuta nei boschi di San Fili, dove si concentrarono le ricerche seguendo il segnale del suo telefono cellulare. Nel veicolo i soccorritori trovarono anche un portafoglio vuoto ed un pantalone.

 


 

Per diversi giorni l’area venne scandagliata da vigili del fuoco e unità del soccorso alpino della guardia di finanza, anche con l’ausilio dei cani molecolari. Adesso la Procura di Cosenza ha chiuso il cerchio delle indagini, procedendo alla emissione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di una donna di nazionalità rumena, Angela Melania Serban, di 33 anni, accusata di omicidio. I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa organizzata nella questura del capoluogo bruzio alla quale hanno partecipato tra gli altri il procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, il sostituto Maria Luigia d’Andrea, il capo della squadra mobile Fabio Catalano, il vicario del questore, Antonio Borelli.

 

 

Le indagini hanno svelato l’esistenza di una organizzazione dedita alle rapine ai danni di persone anziane, capeggiata dalla Serban, con base nel centro storico di Cosenza e capacità di spostarsi anche in altre province della Calabria. Il modus operandi era collaudato: le vittime venivano condotte in luoghi isolati dietro la promessa di prestazioni sessuali a pagamento, poi venivano narcotizzate ed infine rapinate. L’ipotesi è che Oriolo sia stato attirato nei boschi di San Fili e lì abbandonato in stato confusionale dalla donna, dopo essere stato privato della modesta somma di circa 350 euro.

 

 

Il suo corpo non è stato mai ritrovato: si ritiene sia deceduto di freddo e di stenti mentre vagava nella zona impervia dell’Appennino paolano. L’uomo avrebbe anche provato a mettersi alla guida: ha innestato la retromarcia per riguadagnare la carreggiata, ma è finito in una scarpata perché sotto l’effetto di benzodiazepine, sostanze rilevate dalle analisi condotte sulla dentiera dell’anziano rinvenuta nei pressi del veicolo. Peraltro lo stato confusionale era emerso anche in virtù delle parole senza senso pronunciate da Damiano Oriolo, quando la sera della scomparsa, riuscì a rispondere al telefonino al nipote, che cercava di individuare dove fosse.

 

La vicenda di Damiano Oriolo è collegata ad un altro analogo episodio delittuoso, consumatosi sulla spiaggia di Pizzo Calabro nel 2015. In quel caso venne rinvenuto il corpo di un altro anziano, Palmo Giglio Ciancio, ucciso con un colpo contundente anche in quella circostanza, dopo essere stato attirato in un luogo isolato con la promessa di una prestazione sessuale a pagamento. Le indagini della Procura di Vibo Valentia, guidata da Mario Spagnuolo, oggi alla guida di quella di Cosenza, accertarono le responsabilità di Dorel Varga, all’epoca dei fatti compagno di Angela Melania Serban, e condannato in primo grado a 25 anni di carcere. Secondo i magistrati inquirenti, inoltre, vi sarebbero altri anziani vittime di questi gravi reati, che però non avrebbero denunciato le rapine subite per i contesti e le circostanze in cui le rapine sono maturate.

 

Gli agenti della squadra mobile di Cosenza, anche attraverso l’acquisizione di due testimonianze, hanno accertato che il giorno della scomparsa, Damiano Oriolo era proprio in compagnia di Angela Melania Serban, la quale secondo le risultanze investigative, è risultata essere in possesso di uno dei due telefonini di proprietà dell’anziano, lo smartphone scomparso dall’auto dell’uomo, nel quale nei giorni successivi alla denuncia di sparizione, la rumena aveva inserito una scheda sim a lei intestata.

 

La donna il 13 aprile del 2017 era riuscita a lasciare l’Italia e di lei si erano perse le tracce. Finché, dopo essere rientrata in Calabria, era stata arrestata per furto a Reggio. Il decreto di fermo si è reso necessario poiché proprio ieri sera è stata scarcerata. All’uscita dall’istituto di pena però, ha trovato ad attenderla gli agenti della squadra mobile del capoluogo bruzio, che le hanno notificato il nuovo provvedimento restrittivo.

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