Le intercettazioni

Appalti Anas, la telefonata tra Cavallaro e Verdini. Il segretario della Cisal all’ex senatore: «Quello che non puoi fare tu, faccio io»

Anche il sindacalista (non indagato) nelle intercettazioni della Procura di Roma. Il suo commento: «Non ricordo la telefonata, ho visto l’ex parlamentare una sola volta. Con Anas non c’entro niente»

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di P. P. P.
6 gennaio 2024
09:58

«Ho visto Verdini una sola volta, sarà stato un incontro conoscitivo, buongiorno e buonasera». Franco Cavallaro, sindacalista calabrese e segretario generale della Cisal, risponde alle domande del Fatto Quotidiano e ridimensiona l’entità dei suoi rapporti con l’ex parlamentare Denis Verdini. Tra i due c’è un’intercettazione, riportata dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, che farebbe pensare a una certa confidenza. Cavallaro infatti si rivolge a Verdini: «Tutto quello che non si fa, che Franco Cavallaro non può fare da una parte, lo fai tu... Tutto quello che Tommaso (Verdini, ndr) non può far e...»; “Lo fai tu”, lo interrompe Verdini.

La breve chiacchierata tra i due emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Roma sui movimenti del gruppo Verdini intorno all’Anas: una goccia nel mare delle indagini condotte dalla guardia di finanza. La conversazione risale al maggio 2022. Il capo della Cisal, originario di Dinami, nel Vibonese, dice all’ex senatore in un passaggio: «Se loro devono capire che siamo… ce la devono fa’ na cosa quando ce la devono fare (incomprensibile) gli rompiamo le palle come sindacato». Manca il contesto e oggi Cavallaro dice di non ricordarlo: «Guardi non ho letto le carte dell'inchiesta e non c’entro niente con Anas, non ricordo nulla». Di più: «Non penso proprio di aver promesso a Verdini che avrei rotto le scatole a qualcuno come sindacato».


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I rapporti tra la Cisal di Cavallaro e il governo Meloni

Il segretario, che non è indagato, va oltre e spiega anche che la Cisal «non è schierata con la destra, è vicina ai governi che ragionano e devo dire che Meloni sta tentando di fare qualcosa per i lavoratori, come il taglio del cuneo fiscale». Non proprio una vicinanza ma, quanto meno, un apprezzamento per alcune scelte dell’esecutivo. Provato, peraltro, dalla partecipazione del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – che in quell’occasione parlò di «sostituzione etnica» dando il via a giorni di polemiche – all’ultimo congresso del sindacato assieme ad altri cinque colleghi del governo. Lo stesso governo che ha approvato un disegno di legge che permette anche ai sindacati che non sono «comparativamente più rappresentativi» di accedere alle commissioni ministeriali per l'interpretazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. E la Cisal, come stabilito dal Consiglio di Stato a settembre 2022 e poi confermato dalla Corte costituzionale, non è «comparativamente più rappresentativa» nel commercio.

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Cavallaro, l’inchiesta della Procura di Napoli

Cavallaro attende, a gennaio, che si svolga a Napoli l’udienza preliminare di un procedimento che lo vede coinvolto assieme al presidente della Salernitana Danilo Iervolino. L'accusa è di aver elargito favori in cambio della scissione di un patronato per ottenere il mantenimento, per entrambi i nuovi soggetti, delle sovvenzioni pubbliche, delle sedi e del patrimonio. I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio. Il suo avvocato lo ha difeso ricordando che «il competente Tribunale della Libertà, con venti pagine di motivazione, ha ritenuto insufficienti finanche i semplici indizi di colpevolezza a carico del mio assistito». Secondo le accuse, di cui LaC News24 ha dato notizia nello scorso mese di ottobre, Concetta Ferrari – all’epoca dei fatti al vertice della Direzione generale per le Politiche Previdenzialie Assicurative del Ministero del Lavoro (e attualmente segretario generale del Ministero del Lavoro) – di concerto con Fabia D’Andrea (all’epoca dei fatti vice capo di Gabinetto del ministro del Lavoro) avrebbero adottato atti contrari ai propri doveri d’ufficio in riferimento alla scissione finita nel mirino della Procura. In cambio di questo intervento Cavallaro (d’intesa con Mario Miele) avrebbe richiesto a Danilo Iervolino l’assunzione del figlio della Ferrari) come professore straordinario da parte dell’Università telematica Pegaso riconducibile allo stesso Iervolino, con la statuizione di un compenso pari a 30mila euro. I compensi percepiti da Antonio Rossi dall’Università Pegaso, secondo l’accusa, sarebbero stati alla fine 68mila euro in tre anni (2019-2020-2021). Tra gli altri presunti favori, il segretario della Cisal avrebbe pagato a Ferrari e al marito un soggiorno a Tropea e il noleggio di una barca.

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