Ipotizzata anche aggravante del metodo mafioso come accaduto per Sbraccia. In carcere sono finiti i cugini Nicolas e Michael Chiera
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Altri due arresti nel filone dell'indagine sulla presunta rete di cyber-spie che ruotava attorno alla società Equalize e nel quale è ipotizzata la tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il gip di Milano Fabrizio Filice ha accolto la richiesta del pm Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo parallelo a quello principale, e ha disposto il carcere per i cugini Nicolas e Michael Chiera, residenti a Treviglio, nella Bergamasca, accusati di aver preso parte alla vicenda ritenuta estorsiva ai danni degli imprenditori Motterlini, titolari della G&G Costruzioni.
Vicenda che lo scorso aprile ha portato in carcere l'imprenditore e immobiliarista Lorenzo Sbraccia (ora ai domiciliari per motivi di salute) e altre persone.
Michael e Nicolas Chiera, arrestati oggi nel filone parallelo dell'indagine sul caso Equalize, sarebbero stati «pienamente a conoscenza che il “motore economico”, che stava dietro a tutta la vicenda era rappresentato dagli interessi economici della famiglia Barbaro di Platì».
Lo scrive il gip di Milano Fabrizio Filice nel provvedimento che ha portato in cella i due cugini residenti in provincia di Bergamo nel filone che ha portato anche all'arresto dell'immobiliarista romano Lorenzo Sbraccia.
Come si legge nel capo di imputazione Sbraccia, titolare della società Fenice e già indagato nella tranche principale del caso Equalize per associazione per delinquere finalizzata ai presunti accessi abusivi alle banche dati, e il suo avvocato Umberto Buccarelli sarebbero stati i mandanti della tentata estorsione: l'obiettivo sarebbe stato di non pagare i 30 milioni di euro di crediti vantati da G&G dei Motterlini nei confronti di Fenice, ma di costringere i primi a incassarne solo 8 milioni. Le due società avevano rapporti contrattuali legati a lavori di ristrutturazione di immobili a Pieve Emanuele, nel Milanese.
L'esecuzione dell'azione estorsiva sarebbe stata coordinata dall'ex superpoliziotto, da poco scomparso, Carmine Gallo e dalla mente informatica del gruppo, Nunzio Samuele Calamucci, e affidata ad Annunziatino Romeo, legato ai Barbaro-Papalia e ritenuto "mediatore" e autore assieme a Francesco Baldo e Fulvio Cilisto, pure loro calabresi. Quest'ultimo sarebbe stato "attivato" dai due cugini Chiera, mentre a fare da supervisori e a dare un contributo materiale ci sarebbero stati Francesco e Pasquale Barbaro e Giuseppe Trimboli.
Come scrive il gip nella sua ordinanza è stata raggiunta «la piena prova che» Michael e Nicolas Chiera «hanno coinvolto, dietro richiesta di Baldo e Romeo (...) Fulvio Cilisto nella mediazione estorsiva, con metodo mafioso, ai danni di Motterlini. Essi hanno agito, esattamente come il Romeo e il Baldo, in vista di un compenso economico per sé, e che hanno promesso anche al Cilisto, ed erano pienamente a conoscenza che il "motore economico" che stava dietro a tutta la vicenda era rappresentato dagli interessi economici della famiglia Barbaro di Platì» L'interrogatorio di garanzia è previsto per domani.