Il giallo continua

Caso Matacena: ecco il referto della prima autopsia a Dubai. Il matrimonio con certificato kenyota e il mistero sul divorzio di Tropepi

Nuovi elementi nel giallo sulla scomparsa dell’ex parlamentare di Forza Italia. Il primo esame sul cadavere: «Morte per insufficienza cardiaca, niente droghe né alcol». Chi l’ha visto sente il primo marito calabrese della donna: «Non si è mai presentata per il divorzio». E il Consolato italiano negli Emirati indicò l’imprenditrice come «sedicente moglie»

3
di Pablo Petrasso
27 settembre 2024
13:18

Una seconda autopsia da effettuare dopo la (ormai prossima) riesumazione dei cadaveri di Amedeo Matacena. Il matrimonio con rito islamico celebrato a Dubai ma “marchiato” Repubblica del Kenya. Un documento del Consolato italiano negli Emirati Arabi Uniti che definisce Maria Pia Tropepi «sedicente moglie». Nuovi dettagli per l’intrigo internazionale che ruota attorno alla morte dell’ex parlamentare di Forza Italia per anni latitante a Dubai e di sua madre Raffaella De Carolis: la Procura di Reggio Calabria ha aperto un’inchiesta in cui Tropepi è indagata per duplice omicidio. Alcuni degli elementi emersi nell’ultima puntata di Chi l’ha visto alimentano l’aura di mistero sul caso.

Caso Matacena, cosa dice la prima autopsia

Matacena muore il 16 settembre 2022. Il giorno prima aveva compiuto 59 anni e con Mapi Tropepi avevano festeggiato i loro compleanni. Si erano conosciuti e innamorati a Dubai ed erano nati nello stesso giorno: una di quelle coincidenze che paiono un segno del destino. Destino che si è rivelato beffardo per l’ex deputato forzista: gli sarebbero bastati 9 mesi per ritrovare la sua libertà perché dopo 10 anni la condanna sarebbe diventata ineseguibile dallo Stato italiano. Matacena muore e uno dei suo figli – risulterebbe dai documenti del Consolato italiano a Dubai – chiede che di effettuate l’autopsia dopo essere volato negli Emirati per il riconoscimento del cadavere. Il direttore della polizia interpella un consulente medico-legale che si occupa dell’esame.


Leggi anche

«Dalla documentazione – riporta il referto – risulta che l’interessato aveva 59 anni e il 16 settembre è morto durante il suo ricovero in ospedale. Sua moglie ha riferito che soffriva di battito cardiaco irregolare. Non è stata fatta menzione dell’esistenza di un sospetto criminale sul suo decesso». C’è anche un passaggio dedicato all’esame tossicologico: «Il risultato è stato che il sangue e le urine erano prive di sostanze stupefacenti e di alcol etilico».

Le conclusioni della consulenza sono quelle richiamate anche nei giorni scorsi da Tropepi: «La morte di Amedeo Matacena è avvenuta per cause naturali per insufficienza cardiaca, un raddoppio dell’insufficienza descritta nella circolazione cardiaca» è la traduzione del passaggio finale dell’autopsia (che è ovviamente redatta in arabo).

Leggi anche

Matrimonio islamico a Dubai con certificato del Kenya

Sul suo testamento olografo, Matacena scrive che lascia tutto a sua moglie. Una parte del giallo ruota proprio intorno al matrimonio islamico celebrato tra l’armatore e l’imprenditrice nel settore della bellezza. Chi l’ha visto mostra l’atto che porta la data del 17 maggio 2022. C’è il nome del tutore della donna, caratteristica comune a tutti i matrimoni islamici. Sono indicati la dote (5mila euro), la firma di Matacena e il Paese in cui è stato celebrato il matrimonio, gli Emirati Arabi. Salta subito all’occhio quella che pare un’anomalia: l’intestazione del documento e il timbro sono della Repubblica del Kenya. Le ipotesi sono due: il matrimonio è stato celebrato a Dubai ma l’imam era kenyota. La seconda: qualcuno dice che la vedova, dopo la morte di Matacena, non riuscisse più a trovare l’atto di matrimonio, così avrebbe chiesto a un conoscente di andare in Kenya a recuperare il documento. Ricostruzione che Tropepi, intervistata da Chi l’ha visto, respinge con decisione: «Io non ho mandato nessuno in Kenya e si sta montando un caso mediatico su bugie raccontate da terze e quarte persone, ma le bugie non mi toccano».

Tropepi definita «sedicente moglie» dal Consolato italiano

Se chiarisce la questione del viaggio in Kenya, Tropepi non è prodiga di informazioni riguardo al matrimonio. Non dice quando ha sposato Matacena («sono cose private»), né che nome islamico abbia scelto. Sul certificato dice: «Ci siamo sposati negli Emirati, se l’imam è kenyota si suppone che sia kenyota anche il certificato». Riguardo all’inchiesta, l’imprenditrice si dice stupita: «C’è già stata un’autopsia negli Emirati Arabi, dove dichiarano la morte naturale, e poi mia suocera era malata da anni di aneurisma addominale ed è morta durante un intervento in ospedale. Mio marito purtroppo ha avuto un infarto ma anche lui era reduce da anni di cardiopatia coronarica, tutto qui».

Leggi anche

Spunta anche un documento del Consolato: è il primo prodotto ufficialmente dopo la morte di Matacena e dedica un passaggio a un’altra delle questioni sul tavolo: «Con riferimento alla salma di Amedeo Matacena la sedicente moglie Maria Pia Tropepi ne ha chiesto la cremazione». Alla cremazione si sono opposti i figli dell’ex parlamentare ma è quel «sedicente moglie» a guadagnare il centro della scena. Il consolato evidenzia anche «che le condotte poste in essere dalla signora Tropepi, con l’assistenza dei propri legali, successivamente al decesso di Amedeo Matacena, sono state oggetto di segnalazione alla Procura di Lamezia Terme». Un altro tassello del giallo.

Leggi anche

L’ex marito di Tropepi: «Non si è mai presentata per il divorzio»

L’ultimo è in Calabria, a Reggio, dove Chi l’ha visto incontra «Giovanni il ballerino di Catona», definizione ingenerosa che qualcuno ha appioppato al primo marito di Maria Pia Tropepi. Giovanni, che di cognome fa Gangemi, non lo nasconde: «Sono state scritte tante cose che non sono vere, tipo che sono di Catona mentre vivo a Spirito Santo. Io ho sempre lavorato per mandare avanti la famiglia, non è che la sera facevo il ballerino e la mattina dormivo». Ricorda di essersi sposato con Maria Pia Tropepi «tra il 2014 e il 2015». Un matrimonio durato nei fatti circa tre anni. «E poi vi siete separati?», chiede l’inviato. «Non è proprio così perché la signora non mi concedeva il divorzio. Sono andato in Tribunale per ottenerlo ma la signora non si è mai presentata. Se uno non divorzia legalmente con una persona non può sposarsi con un’altra», conclude. Il giallo continua.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top