In un anno, è stato calcolato dalla Guardia di finanza di Crotone, è possibile che il danno per l’ente pubblico ammonti a quasi 200mila euro, una voragine per le casse regionali. Una vergogna in un territorio che ha fame di lavoro
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È stata denominata Absentia l’operazione compiuta ieri dai finanzieri del Comando provinciale di Crotone hanno notificato un’informazione di garanzia, emessa dalla Procura della Repubblica pitagorica, guidata dal procuratore Domenico Guarascio, nei confronti di venti pubblici impiegati (su 23 totali) in servizio nella sede di Crotone dell’Azienda regionale per lo Sviluppo agricolo della Calabria (Arsac) e coinvolti in un «dilagante fenomeno di assenteismo», come si legge in una nota della questura, per i reati di truffa aggravata continuata in danno dell’ente pubblico e di falsa attestazione in servizio.
Nel corso dell’operazione è stato eseguito un sequestro preventivo d’urgenza delle somme indebitamente percepite.
Timbrature multiple da parte di un singolo dipendente, scambio dei badge aziendali per simulare la presenza in servizio e celare assenze ingiustificate (arrivi ritardati, uscite anticipate o comunque allontanamenti non autorizzati durante l’orario di lavoro).
In 54 giorni di monitoraggio le assenze ingiustificate dei dipendenti hanno fatto registrare retribuzioni indebite per circa 20mila euro.
Quello che gli investigatori della finanza e la Procura di Crotone hanno monitorato è un vero e proprio sistema adottato dalla quasi totalità dei dipendenti dell’Arsac. Persone che, durante l’orario di lavoro si dedicavano ad altre attività, come il muratore, per arrotondare lo stipendio o si prodigavano nelle attività di famiglia. Un modo di agire senza cercare di nascondere l’illecito commesso, come se non vi fosse legge, come se l’Arsac fosse una zona franca nella quale la maggior parte dei dipendenti è complice e agisce in favore del “sistema” creato.
Alla luce dell’attività di osservazione controllo e pedinamento è emerso un modus operandi che molto probabilmente era ben radicato nel tempo e andava ben oltre l’arco temporale investigato dalla Procura, ossia dal 31 ottobre 2024 al 28 febbraio 2025 per un monitoraggio complessivo di 54 giorni.
In questi 54 giorni in cui i finanzieri hanno tenuto sotto controllo gli indagati, hanno registrato ben 43 giorni di assenze ingiustificate, per più di 1.160 ore, e hanno calcolato stipendi percepiti illegittimamente per il valore di oltre 18mila euro.
E chi avrebbe dovuto controllare ha chiuso entrambi gli occhi.
Ma se questo comportamento era abituale, come sospetta fortemente l’autorità giudiziaria, e in 30 giorni è stato calcolato un danno di poco meno di 15mila euro, estendendo questo comportamento assenteista a un intero anno - è il timore degli investigatori - ossia moltiplicandolo per 13 mensilità, il danno calcolato per l’ente pubblico arriva alla cifra monstre di quasi 200mila euro.
Una voragine per l’economia regionale, soprattutto se considerata alla luce della fame di lavoro che sta consumando il territorio crotonese.