’Ndrangheta

Cosenza, ergastolo confermato per il boss Patitucci: per i giudici d’appello è colpevole di un duplice omicidio commesso nel 1986

Confermata l’ipotesi d’accusa: Lenti e Gigliotti uccisi dal fuoco amico. Ruà e Bruni, che si erano assunti la responsabilità delle morti, non sono stati ritenuti credibili. Otto anni per Franco Pino

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di Marco Cribari
27 febbraio 2024
14:17

La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato l’ergastolo per Francesco Patitucci, riconosciuto colpevole del duplice omicidio di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti. L’attuale boss di Cosenza, oggi sessantaduenne, è stato condannato al massimo della pena per un crimine commesso quando di anni ne aveva solo venticinque. Risale infatti al 2 febbraio del 1986 l’uccisione di Lenti e Gigliotti, all’epoca giovani rapinatori in quota al clan Pino-Sena, lo stesso di cui faceva parte Patitucci. 

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L’ipotesi, riscontrata ancora una volta in aula, è che entrambi siano rimasti vittime del fuoco amico, epurati perché ormai invisi al loro stesso gruppo criminale. A nulla sono valse le confessioni, giunte in corso d’opera, di altre due persone implicate nella vicenda, Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, anche loro esponenti della vecchia malavita, che già durante il primo grado di giudizio, si erano assunti la responsabilità di quelle morti, escludendo la partecipazione di Patitucci. Nulla da fare. I giudici non hanno dato loro alcun credito, tant’è che i due, già ergastolani, hanno incassato un nuovo fine pena mai ciascuno in abbreviato. La loro condanna è ormai definitiva, quella di Patitucci, invece, è approdata oggi al secondo grado di giudizio.


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Per ricostruire la vicenda, gli investigatori della Dda di Catanzaro si sono affidati soprattutto alle indicazioni di tre pentiti: Pierluigi Berardi, Umile Arturi e Franco Pino, con quest’ultimo nel ruolo a lui consueto di accusatore e accusato.

Anche l’ex boss dagli occhi di ghiaccio, infatti, era imputato nel processo ed è stato condannato a otto anni di reclusione in qualità di mandante del duplice omicidio. Rispetto a questi fatti, però, il diretto interessato non si è mai autoaccusato, anzi. Ecco in sintesi la sua versione dei fatti, resa nel 1995, all’atto del suo pentimento, e poi ribadita in aula durante il processo. Continua a leggere su Cosenza channel. 

Giornalista
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