Vibo Valentia ha fatto sentire la propria voce in solidarietà con la popolazione palestinese. Lungo corso Vittorio Emanuele II, davanti alla Prefettura, si è svolta una manifestazione promossa dal Coordinamento pro Palestina di Vibo. Un sit-in che si inserisce nel quadro di iniziative organizzate in diverse città calabresi e italiane per chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza e per denunciare le condizioni in cui versa la popolazione civile.

«Ci siamo organizzati in concomitanza con altre città calabresi – ha spiegato Domenico Cortese, militante del coordinamento –. Abbiamo creato una rete a Cosenza che mette insieme i movimenti regionali e provinciali, e lunedì si terrà proprio lì una manifestazione regionale, alle 17.30».

Durante l’iniziativa, i partecipanti hanno esposto cartelli e slogan contro l’azione militare israeliana e contro quella che definiscono una “strage di civili”. Nel corso degli interventi è stato ribadito l’invito all’Italia a interrompere ogni rapporto con il governo israeliano e a non avere «complicità» con le operazioni in corso a Gaza.

«Noi non pensiamo che a Gaza ci sia una guerra – ha aggiunto Cortese - perché c'è un solo esercito a marciare, dunque pensiamo sia un vero e proprio massacro deliberato e progettato dal governo sionista di Netanyahu allo scopo di spingere i palestinesi ad andarsene dalla loro terra, al fine di sfruttare le risorse naturali e geografiche sia della Striscia di Gaza che della Cisgiordania. Rigettiamo, inoltre, ogni retorica del confronto tra i terroristi e lo Stato di Israele in quanto, quelli che si chiamano terroristi, per noi sono da considerare parte della legittima resistenza palestinese che, anche secondo l'Onu, ha il diritto di liberarsi in quanto popolo occupato».

Il dibattito si è allargato anche ai possibili scenari futuri. «Ogni soluzione – ha concluso Cortese – è legata a un cambiamento radicale: senza la fine dell’attuale assetto dello Stato di Israele non è possibile immaginare prospettive diverse, sia a uno che a due Stati».

Gli organizzatori hanno richiamato l’attenzione anche sugli investimenti internazionali negli insediamenti israeliani, sottolineando il ruolo di vari Paesi europei, tra cui l’Italia, e ribadendo la richiesta di un disimpegno immediato: «Le aziende europee hanno investito oltre 255 miliardi di dollari solo negli insediamenti illegali israeliani, e paesi come la Svizzera, la Germania e l'Italia sono tra i maggiori fornitori europei. Chiediamo che l'Italia interrompa subito i rapporti con i vertici israeliani».