Non possiamo più girare la testa: a Gaza la guerra non è solo conflitto armato, è una carestia voluta, una fame atroce che miete vittime innocenti ogni giorno. Bambini scheletrici, corpi devastati dalla fame, volti segnati dalla disperazione. Gaza è divenuta una terra prosciugata, prigioniera di un assedio senza fine.

Spingere un milione di persone alla fuga è una strategia che porta alla distruzione totale delle città palestinesi.

Israele sta già costringendo oltre un milione di abitanti a lasciare Gaza, ad andare nel nulla, per cancellare così ogni traccia di vita. È una scelta terribile, un genocidio, un piano sanguinario che passa attraverso la fame e la sofferenza. Intanto la comunità internazionale per la prima volta ha parlato carestia in atto.

Gaza non è Hamas

Hamas è un’organizzazione terroristica che ha generato questa escalation di violenza, ma Gaza è molto di più: è la casa di milioni di persone innocenti. Un popolo intrappolato, vittima di un gioco crudele nel quale spesso paga il prezzo più alto.

Una tragedia senza fine: oltre 18.000 bambini morti, stroncati dalla fame e dalla guerra infinita e spietata.

Ogni giorno si celebra un funerale, ogni giorno muore una generazione di innocenti. Ospedali bombardati, giornalisti uccisi, intere famiglie sterminate, perfino le chiese bombardate, ospedali attaccati: Gaza è un altare di sofferenza spaventosa.

Il mondo paralizzato davanti a un errore storico

La comunità internazionale resta immobile, con aiuti bloccati e corridoi umanitari fragili e insufficienti. È un dramma che coinvolge Iran, Israele e Hamas, un errore fatale che lascia milioni di vittime innocenti nel mezzo.

La nostra responsabilità

Non possiamo più tacere. Quando muore un neonato di fame, il nostro silenzio diventa complice. Gaza va salvata, protetta, prima che sia troppo tardi. Perché Gaza non è Hamas. E perché non possiamo permettere che questo errore si consumi ancora.