Nel corso dell’inchiesta Jonny del 2018, che aveva avuto ad oggetto la cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto, gli inquirenti avevano avuto modo di appurare i rapporti esistenti tra Vincenzo Godano e Francesco Arena (non indagato in questo procedimento, ndr), figlio del capo cosca Carmine Arena, ucciso con un bazooka nel 2004.

Godano nell’ambito dell’inchiesta denominata Scylletium è accusato di essere uno dei coordinatori degli scavi illeciti destinati a trafugare reperti archeologici dai parchi più importanti della Calabria. In particolare Godano è risultato essere il fornitore di Francesco Arena di reperti archeologici scavati clandestinamente. Tra gli indagati col ruolo di “scavatori” c’è anche Michele Nicoscia, nipote di Pasquale Nicoscia, capo dell'omonima cosca di Isola di Capo Rizzuto legata agli Arena. Non solo. Un altro indagato, Roberto Filoramo, subito dopo la scarcerazione di Francesco Arena aveva manifestato l'intenzione di recarsi da quest’ultimo per rifornirlo di monete antiche trafugate.
Tra gli altri c’è anche il presunto ricettatore, ovvero Francesco Caiazzo, scrivono i magistrati Elio Romano e Silvia Peru, «attiguo» alla cosca Arena di Isola anche in virtù di rapporti di parentela (è cognato di Pasquale Arena classe ’57 e Giuseppe Arena classe ‘66), che comprava le monete dai tombaroli per rivenderle nel mercato clandestino.

Tra le intercettazioni ve n’è una in particolare in cui Roberto Filoramo, il 4 marzo 2023, dice alla compagna, dopo aver menzionato un incontro con Caiazzo, di voler andare a trovare “Franchiceddru”, appena uscito dal carcere, in quanto persona che sicuramente avrebbe «preso le monete». Secondo quanto emerge anche dall’indagine Jonny, “Franchiceddru” è da identificarsi in Francesco Arena, uscito dal carcere il giorno prima.

Il gip distrettuale Roberta Cafiero, che ha disposto il carcere nei confronti di Vincenzo Godano e Roberto Filoramo e i domiciliari nei confronti di Michele Nicoscia e di Francesco Caiazzo, ha evidenziato nella sua ordinanza come nei territorio dominati dalla ‘ndrangheta nessuna attività illecita possa essere portata avanti senza il consenso delle cosche.

Dal canto suo la Dda sostiene che la cosca abbia bisogno di reclutare esperti e appassionati nel settore dei reperti archeologici per poter trarre profitto dall’attività illecita. Per questa ragione, sostiene l’accusa, gli Arena si sono serviti delle competenze di Vincenzo Godano, Roberto Filoramo e Francesco Caiazzo.

In una occasione i carabinieri avrebbero verificato lo scambio di monete tra Roberto Filoramo e Francesco Caiazzo. Inizialmente Filoramo dice alla moglie di volere vendere le monete per 300 euro. Poi viene intercettato nella sua auto a ripetere a sé stesso quello che avrebbe detto all’acquirente, ossia che pretendeva 200 euro, che ne aveva bisogno per i suoi quattro figli e che ne possedeva una particolarmente bella e rara, «non la trovi né ora né mai».
Un mese dopo Caiazzo scatta, mentre si trova nella propria casa, col proprio cellulare, le foto di 15 monete e di un reperto in metallo. Quello stesso giorno Caiazzo aveva chiesto a suo fratello di farsi consegnare dalla madre 200 euro. La somma, sostengono i magistrati, è servita a comprare le monete di Filoramo.