Inchiesta Andrea Doria

La ‘Ndrangheta nel commercio dei prodotti petroliferi: sequestri per oltre 80 milioni a tre imprenditori di Reggio Calabria

VIDEO | Sigilli a 20 aziende, 50 terreni e 10 fabbricati, 86 tra automezzi ed autoveicoli anche di lusso. Le attività si sono svolte anche in altre regioni d'Italia e in Germania (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
29 maggio 2023
09:26

Sequestro beni per un valore di oltre 80 milioni di euro nell’ambito di una indagine sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel commercio di prodotti petroliferi. Più nel dettaglio, la Guardia di finanza sotto il coordinamento della Dda di Reggio Calabria sta dando esecuzione – in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Calabria e Germania – ad un provvedimento emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni - per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro - riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi.

L’inchiesta “Andrea Doria”

La figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, filone dell'inchiesta Petrolmafie, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria, unitamente allo Scico, a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale e conclusasi nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali  nei confronti di 23 persone, tra cui i citati imprenditori, e reali per oltre 620 milioni di euro. L’operazione avrebbe disvelato un articolato sistema di frode fiscale, realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, imperniata su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’Iva e le accise, nonché sull’impiego di false dichiarazioni di intento, istituto che consente di acquistare in regime di non imponibilità.


Il ruolo della ‘Ndrangheta

In particolare, l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici - imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali – con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle citate dichiarazioni di intento. Le società “cartiere” avrebbero asserito fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l'applicazione dell’Iva. Il prodotto, a seguito di meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali ad individuati clienti, in danno, peraltro, degli onesti imprenditori del settore. Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi.

Il sequestro

Per questo, la locale Direzione distrettuale antimafia - sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata - ha delegato il Gico a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità degli imprenditori il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Da qui il sequestro di 20 imprese - 3 delle quali con sede in Germania - attive prevalentemente nei settori del trasporto merci su strada, del commercio di prodotti petroliferi e del trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi, comprensivi, altresì, di 50 terreni e 10 fabbricati, 86 tra automezzi ed autoveicoli, anche di lusso, oltre 1 milione di euro in denaro contante, nonché ulteriori disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro.

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