William Alfonso Cerbo, nuovo collaboratore di giustizia nel maxi procedimento «Hydra», ricostruisce la nascita del “sistema lombardo” e svela rapporti con personaggi dello spettacolo
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Posso dire di essermi trovato in mezzo alla nascita di questo sistema iniziato da Cantarella e Vestiti, in primis, ma che si è alimentato anche grazie a me, in quanto io in quel preciso momento storico ero a Milano a fare illeciti ma anche per la famiglia Mazzei». Lo ha messo a verbale William Alfonso Cerbo, il nuovo pentito del maxi procedimento «Hydra», che ha descritto in sei interrogatori l'alleanza tra le tre mafie in Lombardia.
Alleanza che il collaboratore di giustizia chiama anche il «nuovo sistema» o il «sistema lombardo». «Chiedo umilmente scusa», sono le ultime parole di una lunga memoria in cui Cerbo spiega la scelta della collaborazione «per i miei figli e la mia famiglia», per «cambiare vita e dare loro un futuro migliore». E scrive ancora: «Sono consapevole di pagarne per l'ultima volta le conseguenze. Solo così credo di liberarmi definitivamente da questo cancro».
Nella memoria e poi nei verbali, in gran parte coperti da omissis, Cerbo ricostruisce la nascita di quell'alleanza tra gruppi mafiosi scattata nel 2019. «Non ho mai conosciuto né i Pace né tale Errante Parrino - ha scritto - ma a dir di Tano (Cantarella, ndr) facevano riferimento a Cosa Nostra trapanese, Messina Denaro».
Parla della unione delle tre «compagini» e fa riferimento all'estate del 2019, quando «assistetti personalmente al nascere di una coalizione tra il gruppo di Cantarella» e il «gruppo di Vestiti», tra cui Filippo Crea, «gli albanesi e un campano di bassa statura amico del giocatore Ciro Ferrara», quest'ultimo non coinvolto nell'indagine. «Un giorno mi riservò un privé a nome del giocatore», scrive ancora Cerbo.
I legami con Cantarella e Fabrizio Corona
Gaetano Cantarella, detto Tano, «storico affiliato al clan Mazzei incaricato di gestire gli affari a Milano», avrebbe avuto «rapporti con Fabrizio Corona, che in più occasioni si rivolgeva» a lui «quando aveva problemi su Milano o, come in un caso, in cui Fabrizio Corona gli chiese un recupero credito di 70mila euro da fare a Palermo per una truffa patita da un amico» dell’ex re dei paparazzi.
Sono sempre parole di William Alfonso Cerbo, detto «Scarface», nel maxi procedimento della Dda di Milano e dei carabinieri del Nucleo investigativo.
Nel primo verbale del 22 settembre Cerbo, 43 anni e nato a Catania, davanti ai pm della Dda milanese Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane della Procura diretta da Marcello Viola, conferma, come aveva fatto con una lettera dell'11 settembre, la sua volontà di «intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia». E ammette la sua «partecipazione al reato associativo», ossia alla presunta alleanza tra Cosa Nostra, 'ndrangheta e camorra, «quale affiliato e collettore economico a Milano del clan Mazzei».
Deposita una memoria di 27 pagine con tutti i «vari passaggi» del suo «percorso criminale». Conferma anche «tutti i reati di truffa e bancarotta» che avrebbe commesso per «agevolare il clan» e per i quali è imputato davanti al gup Emanuele Mancini. Elenca, poi, i nove punti sui quali è disposto a collaborare.
I rapporti con Lele Mora e gli affari del 2019
In uno dei capitoli della lunga memoria, relativo ai suoi affari del 2019 anche all’Ortomercato di Milano, il nuovo pentito parla anche di Lele Mora, l’ex agente dei vip. «Una domenica sera andammo a cenare - scrive Cerbo - a casa di Lele Mora a discutere proprio sta cosa. Lui Lele Mora voleva sapere esattamente che tipo di frutta avrei potuto fornire, le quantità e la scontistica. Mi disse Lele - si legge ancora - che era in strettissimo rapporto con il presidente della Sogemi (…) ed io gli sarei stato molto utile perché con i miei prezzi (merce truffata) loro potevano imporre una distribuzione al mercato. Io e Lele Mora ci siamo sentiti molto più volte in quel periodo (…) perché mandavo a lui tutto il package della frutta in arrivo, e lui lo girava a questo suo amico presidente».
La memoria parte dall’anno 2010 e, ad esempio, riguardo al 2011 il pentito dà conto dell’inizio del suo rapporto con 'Tano' Cantarella del clan Mazzei, scomparso per un caso di «lupara bianca» nel 2020. Racconta che Cantarella conosceva Fabrizio Corona «e personaggi dello spettacolo». Sempre nel 2011, Cerbo ricorda: «Fece venire Fabrizio Corona e Cecilia Rodriguez alla mia discoteca 'Bho' di Catania». Il pentito ha inoltre messo a verbale di poter collaborare anche su «fatti connessi alla ‘scomparsa’ di Tano Cantarella ed al movente».


