L’incidente di ieri riaccende l’allarme su una dorsale vitale eppure insufficiente a garantire sicurezza. Dalla tragedia dei quattro ragazzi di Siderno nel 2014 ai tanti morti degli anni passati, un filo rosso che attraversa la galleria Limina, la valle del Torbido e gli svincoli più esposti, mentre i cantieri procedono a strappi
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Ogni volta che si verifica un incidente sulla “Jonio- Tirreno” il cuore e i battiti di intere comunità si ferma. Questo perché quella strada, fondamentale per collegare la Locride a Rosarno ed ai territori interni, è attraversata ogni giorno da così tante persone e continua a collezionare così tanti incidenti, piccoli e grandi, che la paura ogni volta regna sovrana. Il sinistro che ieri ha causato tre morti, la cui dinamica dell’incidente è ancora al vaglio degli inquirenti, ha riacceso la discussione e riaperto vecchi cassetti: su questo nastro d’asfalto troppe vite sono state spezzate, troppe ferite mai rimarginate sono state aperte nelle comunità locali.
Jonio Tirreno, una scia di sangue lunga anni: dal 2012 al 2025, i nomi e i luoghi del dolore
Per comprendere la portata del rischio basta tornare indietro di qualche stagione. Il 17 gennaio 2012, tra Mammola e Gioiosa Jonica, uno scontro frontale ebbe conseguenze disastrose. Quattro le vittime: Antonio Andreacchio, di 20 anni, Cosimo Pugliese di 26 e Giuseppe Franco di appena 18, tutti di Guardavalle (Catanzaro), viaggiavano su una Micra che si è scontrata con un`Audi A3 con a bordo Antonio Giorgi di 50 anni, la quarta vittima originaria di San Luca.
Due anni dopo, il 16 novembre 2014, la cronaca nazionale torna sulla Jonio-Tirreno per la tragedia che colpisce Siderno: sei vittime nello scontro tra una Mini Cooper e una Toyota Yaris su un viadotto. L’impatto fu devastante, le auto praticamente disintegrate in uno scontro secondo le ricostruzioni dell’epoca avvenuto a causa dell’alta velocità. A bordo della Yaris c'erano padre e figlio, Pasquale e Francesco Barbaro, di 53 e 29 anni, originari di Platì ma residenti a Locri. Nella Mini Cooper c'erano quattro ragazzi di Siderno, Luigi Moro, di 26 anni, Giuseppe Figliomeni, 25 anni, ed i fratelli Gabriele e Napoleone Luciano, di 23 e 31 anni.
Il 23 marzo 2019, in prossimità dello svincolo di Melicucco, un altro sinistro portò via Cristian Galatà e Michele Marone, giovanissimi: un urto frontale nella notte, i soccorsi che purtroppo non poterono che constatare l’avvenuta morte ed ancora lacrime che hanno avvolto un’intera comunità che si è stretto attorno al dolore delle famiglie. Il 21 febbraio 2021, a Mammola, all’uscita della Jonio-Tirreno, lo scontro auto-moto costa la vita a un 45enne; sul posto 118, Vigili del fuoco e forze dell’ordine non hanno potuto fare altro che constatare la morte di Domenico Manno, morto sul colpo.
Jonio-Tirreno, quelle domeniche trasformate in tragedia
Il 18 febbraio 2023, la galleria Limina torna a essere citata nelle note di cronaca: un carabiniere 47enne, fuori servizio, muore dopo che l’auto sbanda e finisce contro la parete. Pochi mesi dopo, il 20 agosto del 2023, una domenica di svago in famiglia si trasformò in una tragedia. Persero la vita in uno scontro frontale Antonella Teramo, di 37 anni, e la figlioletta Maya Campennì, di 3 anni, mentre altre tre persone rimasero gravemente ferite.
Nel maggio 2024, ancora nella Limina, lo scontro frontale tra una Jeep Cherokee e una Opel Mokka provocò un morto e un ferito, fino ad arrivare a ieri, 21 ottobre 2025, con il triplice decesso a Gioiosa Ionica: un doloroso promemoria che il rischio non è una statistica astratta ma la quotidianità di chi, per studio, lavoro o salute, percorre quella strada.
Jonio Tirreno, storia di una strada fondamentale ma che ha causato troppe morti
La Jonio-Tirreno taglia l’Appennino calabrese con curve, pendenze, viadotti e gallerie lunghe. La strada, progettata per collegare i due versanti calabresi nella provincia reggina, è stata pensata per accogliere molte meno auto di quelle che giornalmente ospita e questo ha portato alla lunga ad un progressivo degrado non solo della sede stradale ma anche ad una congestione che porta spesso a manovre azzardate da parte dei guidatori, soprattutto in condizioni meteo pericolose.
A questi si aggiungono la mancata finalizzazione della Bovalino Bagnara, arteria che avrebbe potuto alleggerire il traffico giornaliero ma che è ancora ferma al palo, ed i continui lavori che rendono ancora più pericolosa la strada. I vari cantieri presenti, con continui restringimenti di carreggiata, i lavori nelle gallerie Limina e Torbido per i quali è prevista la chiusura a fine novembre ma che rischiano di slittare ulteriormente, sono elementi che aumentano ulteriormente la pericolosità di un’arteria stradale assolutamente necessaria ma per la quale in questi anni troppe famiglie hanno pianto lacrime amare.
Ogni volta che un sinistro diventa cronaca, i ricordi si sovrappongono in un lungo elenco di morte che non dovrebbe esistere e che, invece, continua purtroppo ad allungarsi