Le bandiere sbiadite e strappate che garriscono in un grigio pomeriggio di ottobre sono l'immagine più eloquente del Corap oggi. Dietro quell’acronimo si cela la pomposa definizione del Consorzio regionale per le attività produttive, in liquidazione coatta dal 2021. L’ente che gestisce un immenso patrimonio infrastrutturale fatto di strade, depuratori e aree industriali langue in una fine che sembra non finire mai. Da anni ormai va tutto in malora in attesa del passaggio di consegne all’Arsai, altro acronimo che sta a indicare la nuova Agenzia per le aree industriali e l’attrazione degli investimenti. Ma in questo lentissimo switch gran parte delle attività che prima gestiva il Corap sono in stand by, con conseguenze che si riverberano sulla quotidianità dei calabresi. Però, dopo anni di incertezza, una svolta adesso sembra vicina.

Nelle scorse settimane, infatti, la Giunta regionale ha approvato un atto d’indirizzo che dà mandato al commissario liquidatore di procedere con il trasferimento dei beni e del personale in servizio verso l’Arsai. Una decisione attesa da tempo, soprattutto dai circa 70 dipendenti, da anni intrappolati in un limbo fatto di promesse mancate e continue proroghe.

Il trasferimento, previsto inizialmente per marzo, è slittato prima a giugno, poi ad agosto. Le dimissioni del presidente della Regione e le conseguenti elezioni hanno di fatto congelato l’operazione, bloccando ogni ulteriore passo avanti.

Nel frattempo, come accennato, anche a Vibo, l’immobilismo istituzionale ha prodotto i suoi effetti più visibili sul territorio: le zone industriali, in particolare quella in località Aeroporto e quella di Porto Salvo, appaiono letteralmente abbandonate. Cumuli di rifiuti, erbacce, strade dissestate, lampioni spenti e discariche abusive punteggiano quella che, sulla carta, dovrebbe essere un’area capace di attirare nuovi investimenti. Figuriamoci.

Il degrado è ovunque. Rifiuti davanti al capannone che ospita il mercato ortofrutticolo. Rifiuti anche all'interno del piazzale spesso utilizzato da qualche temerario per l’attività sportiva all’aperto.

Ma non è tutto. Tra i simboli dell'immobilismo spicca il sottopassaggio nei pressi del Vibo Center che in questi giorni spegne le candeline del primo anno di “morte”. Era ottobre del 2024, quando a seguito di un violento temporale il sottopasso si allagò e venne interdetto alla circolazione. Da allora, il semaforo rosso è fisso, le barriere New Jersey e i cartelli impongono il divieto di transito, indirizzando le auto verso la rotatoria che lo sovrasta. L’ipotesi più accreditata è che un’anomalia nell’impianto elettrico impedisca la riapertura del tunnel, la cui competenza resta formalmente in capo al Corap. Ma anche in questo caso, i responsabili attendono il passaggio ufficiale delle competenze prima di agire.