Lotta alla mafia

C’è un’altra inchiesta contro la ’ndrangheta a Cosenza: la conferma degli investigatori nel processo Reset

Nell'ultima udienza nell'aula bunker di Lamezia Terme sono emerse circostanze che fanno pensare a nuovi approfondimenti contro i clan del capoluogo bruzio. Uno dei nuovi filoni riguarda i rapporti tra Porcaro e Greco, che si è pentito nell’agosto del 2023

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di Antonio Alizzi
12 aprile 2024
16:51
L’aula bunker di Lamezia Terme (archivio)
L’aula bunker di Lamezia Terme (archivio)

L’ultima udienza del processo ordinario di “Reset” ha confermato quelle che erano le sensazioni degli addetti ai lavori. La Dda di Catanzaro, come ovvio che fosse, continua a lavorare sotto traccia per far emergere le sacche malavitose che mantengono il controllo del territorio, seppur in maniera ridotta dopo l’ultimo blitz antimafia scattato, come sappiamo, il 1 settembre 2022.

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La circostanza è emersa nella seduta processuale svoltasi nell’aula bunker di Lamezia Terme, dove il testimone qualificato, in servizio presso il Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, ha risposto alle domande degli avvocati, nella fase del controesame.


Il processo aveva fatto luce sul cosiddetto “gruppo Porcaro”, uno dei tanti tentacoli, secondo la Dda di Catanzaro, della più ampia confederazione mafiosa che, per gli investigatori, sarebbe diretta dal boss di Cosenza, Francesco Patitucci. Ai quesiti dei difensori, il maresciallo Massimo Spinelli ha controbattuto che ci sono attività in corso coperte da segreto istruttorio. E quali sono? Parliamo soprattutto dei rapporti inediti tra Roberto Porcaro e Francesco Greco, pentitosi nel mese di agosto del 2023. Filoni investigativi che, da quanto si capisce, potrebbero aprire nuovi scenari su estorsioni, atti intimidatori e probabilmente droga, nonché sui rapporti tra il mondo cosentino della ‘ndrangheta e l’anima economico-finanziaria della città.

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La stessa risposta «non posso riferire perché vige il segreto istruttorio», è stata data anche quando si è parlato di altre posizioni, come quella di Carmine Caputo e infine sulle dinamiche (extraurbane) dei “sottogruppi” cosentini di Cosenza, Rende e Roggiano Gravina, dove agirebbe, dal punto di vista criminale, la famiglia Presta e i suoi presunti adepti, quasi tutti condannati per narcotraffico senza l’aggravante mafiosa.

Insomma, sebbene le parole degli investigatori siano criptate a “parlare” sono i numeri di iscrizioni a ruolo che sono stati aggiornati - vedi deposito dei verbali e atti già presenti in “Reset” - al 2023 e al 2024. Le nuove inchieste, parzialmente venute a galla nell’udienza in cui si faceva riferimento a Roberto Porcaro e ai fratelli Danilo e Alberto Turboli, hanno l’obiettivo di perseguire ciò che di penalmente rilevante i carabinieri (e le altre forze di polizia) ritengono di individuare dalle dichiarazioni dei pentiti e dalle (conseguenti) intercettazioni. Una metodologia investigativa già utilizzata in “Reset”, come hanno ribadito in più circostanze i testi di pg. Rispetto all’esecuzione dell’ordinanza cautelare, oggi abbiamo tre collaboratori in più: Ivan Barone, Francesco Greco e Gianluca Maestri. Il resto è tutto da scoprire.

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