Convalidato l’arresto del vibonese fermato nella capitale. In casa e nel garage sequestrati pure ingenti quantitativi di hashish e marijuana, 54mila euro in contanti, due pistole con matricola abrasa e un libro mastro per la compravendita di stupefacente
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È stato convalidato l’arresto di Arcangelo Michele D’Angelo, il 35enne di Piscopio arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri in piazza Bologna a Roma con l’accusa di detenzione illegale di sostanze stupefacenti e armi. In particolare, Arcangelo Michele D’Angelo è stato trovato in possesso di 66 chili di cocaina, 90 grammi di hashish, sei confezioni di marijuana da 100 grammi ciascuna e due pistole calibro 7,65 con matricola abrasa, caricatori e cinque munizioni di tipo militare. Dinanzi al gip del Tribunale di Roma, Arcangelo Michele D’Angelo – difeso dall’avvocato Guido Contestabile – ha solo affermato che non dirà mai nulla agli inquirenti su quanto a lui sequestrato, mentre ai carabinieri al momento dell’arresto ha fatto i complimenti esclamando: “Bravi, avete fatto il colpone!”. Nulla di più per un personaggio ben noto alle forze dell’ordine che si trova rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli.
L’attività investigativa ancora non conclusa
Ravvisati dal magistrato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati contestati, il pm Giorgio Orano della Procura di Roma nella richiesta al gip di convalida dell’arresto sottolinea che vi è allo stato l’esigenza di “tutelare lo sviluppo delle indagini, essendo palese l’inserimento del D’Angelo in un contesto criminale di elevato spessore che deve essere ancora esplorato”. A tal fine, il pm ha sottolineato che appare necessario che l’arrestato, almeno in questa prima fase di indagine, venga “totalmente isolato, in modo tale che gli sia impedito ogni contatto con i suoi fornitori e clienti e ogni atto di dispersione e distruzione o falsificazione di potenziali prove a carico di complici o sodali”. Per il pm appare allo stato verosimile che Arcangelo Michele D’Angelo sia in contatto con “narcotrafficanti di elevato spessore, dotati di importanti mezzi economici”.
L’arresto e le perquisizioni
L’arresto è scaturito da un’attività di perquisizione volta alla ricerca di armi “innescata da una fonte confidenziale”, che si è rapidamente estesa alla ricerca di sostanze stupefacenti, avendo Arcangelo Michele D’Angelo – quando i carabinieri si trovavano nella sua abitazione romana di via Berengario – consegnato loro la somma ottomila euro, sostenendo di averla ricavata con la cessione di grossi quantitativi di hashish. I carabinieri non si sono però fatti trarre in inganno in quanto l’apparente collaborazione di Arcangelo Michele D’Angelo aveva in realtà lo scopo di evitare che le attività di accertamento dei carabinieri si estendessero ad altri immobili in uso al 35enne di Piscopio. Infatti in un garage di via Sant’Ippolito (nella piena disponibilità del D’Angelo in quanto intestatario del relativo contratto di locazione ed in possesso delle chiavi di apertura del box) i carabinieri hanno ritrovato i 66 chili di cocaina e le armi. Rinvenuti e sequestrati anche otto telefoni cellulari, un rolex e denaro contante per 54 mila euro, oltre ad una macchina usata per contare il denaro.
D’Angelo e il trasferimento a Roma
Arcangelo Michele D’Angelo in passato è stato accusato di aver compiuto una rapina il 5 agosto 2006 ai danni della “Latteria del Sole” (8mila euro il bottino) di viale Affaccio a Vibo. In seguito è rimasto coinvolto in un’operazione antidroga della Squadra Mobile di Vibo Valentia scattata nell’ottobre del 2017 e che ha fatto luce sullo spaccio di stupefacenti tra Vibo e Piscopio portando alla luce l’intenzione degli arrestati di espandere il loro giro di affari nelle scuole superiori vibonesi.
In primo grado (al termine di un processo con rito abbreviato), Arcangelo Michele D’Angelo era stato condannato a 16 anni dal gup del Tribunale di Vibo per concorso nell’omicidio di Francesco Fiorillo, avvenuto il 15 dicembre 2015 lungo la Statale 18, nei pressi della Stazione di Vibo-Pizzo. Prosciolto in appello a Catanzaro, l’assoluzione è stata poi confermata dalla Cassazione nel 2023. Da circa quattro mesi Arcangelo Michele D’Angelo si era trasferito a Roma andando a stare da un parente nella zona di piazza Bologna. D’Angelo non aveva un lavoro e sembra si spostasse solo da casa verso il box auto, affittato da una signora all'oscuro dell'attività del 35enne di Piscopio. Secondo i carabinieri, gli oltre 66 chili di cocaina trovati in suo possesso sarebbero solo una piccola parte di quella che, attraverso D’Angelo, veniva smerciata nei quartieri più ricchi di Roma come i Parioli e lungo corso Francia, ma anche nelle periferie est e sud della capitale. Nell’appartamento in uso a D’Angelo è stata trovata anche un’agenda (sequestrata ed ora al vaglio degli inquirenti) che è risultata essere una sorta di “libro mastro” con segnate le entrate e le uscite per le cessioni di droga, con cifre sino a 200mila euro. Su tale fronte le indagini sono allo stato in corso e nulla trapela dagli inquirenti. Non si escludono però nuovi sviluppi che potrebbero portare al Vibonese ed in particolare al clan dei Piscopisani.