Sentenza di secondo grado a Bologna per l’operazione “Due Torri connection” scattata nel 2011. Al centro dell’inchiesta il tentativo di far arrivare 1.500 chili di cocaina dall’Ecuador e l’importazione di mille chili di marijuana dall’Albania
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Sentenza della Corte d’Appello di Bologna per il processo nato dall’operazione della Dda denominata “Due torri connection”, scattata il 2 agosto 2011 contro l’organizzazione del broker della cocaina Francesco Ventrici, 53 anni, di San Calogero. Già socio in affari di Vincenzo Barbieri, ucciso nel marzo 2011 a San Calogero, Francesco Ventrici passa dalla condanna a 26 anni rimediata in primo grado alla pena di 23 anni di reclusione.
Queste le altre condanne: 14 anni Antonio Grillo, 46 anni, di San Calogero, alias “Il Bisonte” (17 anni in primo grado); 10 anni e 6 mesi Giuseppe Simonelli, 45 anni, di Tropea, presunto intermediario fra Ventrici ed i colombiani (17 anni in primo grado); 10 anni Italo Iannello, 33 anni, di San Calogero, nipote di Ventrici (17 anni in primo grado); 10 anni e 6 mesi Angelo Mercuri, 56 anni, di Calimera (frazione di San Calogero), cognato di Ventrici (17 anni in primo grado); 5 anni e 20mila euro di multa Ferdinando Zappia, 45 anni, di Mesiano di Filandari (17 anni in primo grado); 3 anni e 8 mesi e 15 mila euro di multa Claudio Zippilli, 61 anni, di Sant’Omero (Teramo, 13 anni in primo grado); 3 anni e 8 mesi e 15 mila euro di multa Marco Di Maurizio, 36 anni, di Giulianova (Teramo, 13 anni in primo grado); 10 anni Raul Isaza Cano, 58 anni, detto “Il negrito”, colombiano (17 anni in primo grado); 10 anni e 6 mesi Mari Vincent, 58 anni, cittadino svizzero (17 anni in primo grado).
A Claudio Zippilli (difeso dall’avvocato Emilio Mattei) e Marco Di Maurizio (assistito dall’avvocato Libera D’Amelio) è stata revocata dalla Corte d’Appello di Bologna la pena accessoria dell’interdizione legale e ridotta l’interdizione ai pubblici uffici a 5 anni. Zippilli e Di Maurizio erano indicati come i possessori della villa nella quale occultare la cocaina.
Le accuse
Associazione a delinquere finalizzata all’importazione di ingenti quantitativi di stupefacenti, la principale accusa mossa dalla Dda di Bologna. Al centro c’era il tentativo, poi fallito, di far arrivare una maxi-partita di cocaina di 1.500 chili che doveva partire dall’Ecuador e raggiungere l’Emilia-Romagna, via Lubiana. Una parte della droga era destinata anche al Vibonese. Nel 2011 le indagini portarono all’arresto di 14 persone tra Italia, Austria e Spagna. L’organizzazione avrebbe agito dal luglio 2010 al gennaio 2011. Finanziatore di alcune importazioni di cocaina – con bonifici bancari disposti il 28 aprile ed il 17 maggio 2011 – sarebbe stato Domenico Campisi, ucciso a Nicotera nel giugno 2011.
L’inchiesta avrebbe anche permesso di documentare incontri e riunioni tenute nella villa di Ventrici a Bentivoglio (Bo), tutte finalizzate all’acquisto di 1.500 chili di cocaina che dovevano giungere in un deposito in provincia di Teramo via Ecuador a bordo del velivolo. Il carico, tuttavia, non è mai arrivato in Italia per via di complicazioni sorte nella trattativa con i colombiani, nonostante una spesa preliminare di circa 2,5 milioni di euro. Somma che, secondo la Dea, era stata movimentata tramite un istituto di credito compiacente della Slovenia. Ai medesimi indagati veniva infine contestata anche l’importazione di mille chili di marijuana dall’Albania.
Francesco Ventrici si era trasferito a Bologna dopo aver scontato le condanne per narcotraffico rimediate nell’operazione “Decollo”, scattata nel gennaio 2004 ad opera della Dda di Catanzaro. Si tratta di uno dei massimi broker della cocaina su scala internazionale. “E’ indubbio – avevano scritto i giudici nella sentenza di primo grado – che il gruppo malavitoso guidato da Francesco Ventrici non si costituì in vista di un’unica operazione, cioè l’acquisto del carico di cocaina, ma era una vera e propria associazione per delinquere impegnata nel traffico internazionale di droga, attiva da molto tempo sul mercato dello spaccio ad alti livelli, con un programma criminoso ben proiettato nel futuro e aperta a ingressi e contributi da parte di eventuali nuovi associati”.
I difensori
Franco Ventrici era difeso dall’avvocato Fausto Bruzzese; Antonio Grillo dall’avvocato Domenico Leto; Claudio Zippilli dall’avvocato Emilio Mattei; Marco Di Maurizio dall’avvocato Libera D’Amelio; Giuseppe Simonelli dall’avvocato Antonio Porcelli; Vicente Mari dall’avvocato Paola Benfenati; Angelo Mercuri dagli avvocati Fausto Bruzzese e Alessandro Cristofori; Ferdinando Zappia dagli avvocati Michele Eramo e Fausto Bruzzese; Isaza Canu dall’avvocato Manlio Guidazzi; Italo Iannello dall’avvocato Fausto Bruzzese.