Gli imputati sono 15 mentre altri 10 si trovano a giudizio dinanzi al Tribunale di Vibo ed alla Corte d’Assise di Catanzaro. L’inchiesta sui Maiolo di Acquaro mira a far luce anche sulla strage di Ariola del 2003
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Iniziata stamane dinanzi al gup distrettuale, Piero Agosteo, la requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, per gli imputati che hanno chiesto e ottenuto il processo con rito abbreviato nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Habanero contro i clan delle Preserre vibonesi. Il pubblico ministero ha iniziato il suo intervento dinanzi al giudice partendo ad illustrare tutti gli elementi di prova posti alla base della contestazione associativa ovvero la dimostrazione dell’esistenza di una stabile e radicata associazione mafiosa con base nel comune di Acquaro e costituente il c.d. “clan Maiolo”. Un’organizzazione perfettamente inserita nella ‘ndrangheta con tanto di riti di iniziazione, gerarchie interne, gradi mafiosi e promozioni per gli affiliati, di cui il pm ha iniziato ad indicare ruoli e posizionamento all’interno del clan soffermandosi su ogni singolo partecipe.
Oltre al reato di associazione mafiosa, viene contestato con l’operazione anche un triplice omicidio plurimo con l’aggravante mafiosa, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, la detenzione illegale di armi e munizioni e, quindi, anche i reati di spari in luogo pubblico, estorsione aggravata, coltivazione di sostanze stupefacenti, narcotraffico, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, sequestro di persona e rapina, i reati a vario titolo contestati.
La strage di Ariola
L’inchiesta mira a far luce sulle attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano Calabro e Dasà. Tra le contestazioni, il triplice omicidio riguarda la c.d. ‘strage dell’Ariola’ avvenuta il 25 ottobre 2003 a Gerocarne, frazione di Ariola, nella quale vennero uccise tre persone – Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro – e ferita una quarta. La strage – come illustrato stamane dal pm – sarebbe stata compiuta per volontà dei Maiolo ora imputati. Un’azione di sangue nata – secondo l’accusa – per vendicare le scomparse (lupare bianche) negli anni ’90 dei fratelli Rocco e Antonio Maiolo (genitori dei Maiolo ora imputati), uccisi in uno scontro tra clan per il predominio mafioso della zona.
I collaboratori di giustizia
A sostegno dell’impianto accusatorio ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni. I fratelli Angelo e Francesco Maiolo, di 41 e 46 anni, dal mese di marzo si trovano ristretti in regime di carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) e rispondono anche del sequestro di persona ai danni di un esponente del clan Pardea di Vibo Valentia, pestato per vendicare l’aggressione di un soggetto di Acquaro, cugino dei Maiolo.
Diversi Comuni delle Preserre si sono costituiti parti civili avendo l’associazione mafiosa contestata – che fa capo, secondo l’accusa, al clan Maiolo di Acquaro ed agli Emanuele di Ariola di Gerocarne e Sorianello – operato nei loro territori.
Gli imputati
Questi gli imputati sotto processo con il rito abbreviato e i difensori degli stessi: Cristian Capomolla, 37 anni, di Acquaro (avvocato Antonio Barilaro); Francesco Tarzia, 43 anni, di Acquaro (la cui posizione è stata riunita dopo un precedente stralcio, difeso dall’avvocato Antonio Barilaro); Vincenzo Pisano, 31 anni, di Gerocarne (avvocati Sandro D’Agostino e Ilario Tripodi); Sandro Ganino, 41 anni, di Acquaro (avvocato Michelangelo Miceli); Domenico Fusca, 44 anni, di Dasà (avvocati Nicola Pistininzi e Francesco Schimio); Giorgio Galiano, 50 anni, di Vibo Valentia (avvocato Sergio Rotundo); Luciano Barone, 51 anni, di Montesilvano (Pe), (difeso dall’avvocato Domenico Intrieri Cataldo); Cosimo Bertucci, 51 anni, di Gerocarne, ma residente a Orbassano (avvocato Giuseppe Damini); Francesco Bertucci, 52 anni, di Gerocarne ma residente a Nichelino (avvocati Luigi Chiappero e Ermenegildo Scuteri); Francesco Capomolla, 42 anni, di Gerocarne (avvocato Betrice Biamonte); Francesco Ciconte, 29 anni, di Sorianello, ma residente a Brandizzo (avvocato Vincenzo Cicino); Nicola Papaleo, 66 anni, nativo di Rosarno (Rc), ma residente a Francavilla al Mare (avvocato Giuliana De Nicola); Rodolphe Pinto, 63 anni, di San Salvo, provincia di Chieti (avvocato Giuseppe La Rana); Francesca Silipo, 40 anni, di Acquaro (avvocato Sandro D’Agostino); Giuseppe Taverniti, 48 anni, di Gerocarne, residente a Brandizzo, provincia di Torino (avvocati Francesco Lojacono e Vincenzo Cicino).
Sotto processo con rito ordinario dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia si trovano invece i seguenti imputati: Giuseppe Chiera, 37 anni, di Soriano Calabro (avvocati Sandro D’Agostino e Nicola Loiero); Cosmo Damiano Inzitari, 48 anni, di Acquaro (avvocato Antonio Barilaro); Rinaldo Loielo, 30 anni, di Gerocarne, residente a Rondissone (avvocato Pamela Tassone); Angelo Maiolo, 41 anni, di Acquaro (avvocati Sergio Rotundo e Sandro D’Agostino); Francesco Maiolo, 46 anni, di Acquaro (avvocati Luca Cianferoni e Bruno Ganino); Francesco Maiolo, 42 anni, di Acquaro, residente a Brandizzo (avvocati Sandro D’Agostino e Luca Cianferoni); Luca Marano, 46 anni, di Pescara (avvocato Laura Castellano); Filippo Monardo, 29 anni, di Soriano Calabro (avvocati Pamela Tassone e Nicola Loiero); Francesco Sorleto, 46 anni, di Acquaro (avvocato Sandro D’Agostino); Pasquale Rottura, 31 anni, di Acquaro (avvocati Giuseppe Gervasi e Vincenzo Sorgiovanni).