Quarantacinque referti clinici falsificati per scalare la carriera e conquistare un primariato. È l’accusa che travolge il Policlinico di Tor Vergata, dove risultano indagati l’ex direttore generale Giuseppe Quintavalle e il cardiologo calabrese Francesco Barillà.

Il caso era esploso già il 24 luglio 2023, quando Il Fatto Quotidiano aveva documentato la denuncia del dottor Gaetano Chiricolo contro Barillà, allora direttore della Scuola di specializzazione e candidato alla successione dello storico primario Francesco Romeo.

Secondo l’esposto, Barillà non solo sarebbe spesso stato assente, ma avrebbe anche prodotto decine di referti “artatamente falsificati”. A puntare l’indice contro la gestione dell’ospedale c’era anche Quintavalle, accusato di aver garantito copertura istituzionale a quelle pratiche.

Ora la Procura di Roma, con la pm Giulia Guccione, ha chiuso l’indagine preliminare, come riporta ancora Il Fatto Quotidiano. Secondo l’accusa, Barillà avrebbe redatto 45 referti su carta intestata dell’Università “Sapienza” – Policlinico Umberto I, alterando date, reparti e firme di responsabili. Documenti che avrebbero consentito di attestare una “comprovata esperienza in emodinamica”, requisito decisivo per ottenere la nomina a direttore dell’Unità di Cardiologia di Tor Vergata.

A Quintavalle, oggi manager della Asl Roma 1, viene contestato di aver accettato e validato quegli atti, rendendo possibile la nomina dello specialisto originario della Provincia di Reggio Calabria il 27 luglio 2023. L’avvocato del dirigente non ha rilasciato commenti. Intanto il cardiologo ha già concluso i due anni di incarico, lasciando il posto solo dopo il pensionamento. Quintavalle, invece, è stato promosso dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca a capo della più grande azienda sanitaria locale del territorio.

Se le accuse troveranno conferma in aula, il caso rischia di riaccendere il dibattito sui baronati universitari e sulla scarsa trasparenza che ancora caratterizza molte nomine nei policlinici romani.