Inchiesta Hydra

Scalata a Fratelli d’Italia, i due “compari” «legati a ’ndrangheta e camorra» puntavano all’entourage di Daniela Santanchè

I contatti tra il medico con ambizioni politiche e l’avvocato storico della destra milanese: dietro ci sarebbe la regia del calabrese Santo Crea. L’ipotesi di creare il club “Italia Doc” ritagliandosi uno spazio della sede del futuro ministro al Turismo. Che bolla il tentativo come una bufala e a Report dice: «State sbagliando persona»

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di Pablo Petrasso
2 aprile 2024
06:16
La sede milanese di Fratelli d’Italia e Daniela Santanchè
La sede milanese di Fratelli d’Italia e Daniela Santanchè

Già che c’erano, Giancarlo Vestiti e Santo Crea hanno puntato in alto. I due “compari” che, secondo la Dda di Milano, avrebbero tentato la scalata ai vertici di Fratelli d’Italia hanno provato a saltare tutti i passaggi politici per arrivare direttamente ai vertici del movimento.

Il loro obiettivo sarebbe stato l’entourage di Daniela Santanché: nel 2020 non era ancora ministro del Turismo ma il suo ruolo nel partito di Giorgia Meloni era di primissimo piano. LaC News24 può ricostruire quel tentativo documentato nell’inchiesta Hydra, i cui contenuti vengono discussi davanti al Tribunale del riesame dopo il rigetto, da parte del gip, di decine di richieste di arresto sollecitate dall’accusa.


Proprio per avvicinare i pezzi grossi di Fdi, Vestiti, l’uomo considerato dai pm vicino al clan camorristico Senese, avrebbe portato Ignazio Ceraulo, importante medico della clinica “Anni Azzurri San Martino” di Bollate, nello studio dell’avvocato Claudio Marino (che, al pari di Ceraulo, non è indagato). Vestiti, in contatto costante con il calabrese Santo Crea, che i magistrati considerano legato al clan di ’ndrangheta Iamonte, avrebbe scelto un pezzo di storia della destra meneghina per avvicinarsi ai pezzi grossi di Fdi.

L’idea di un’associazione da affiliare al partito

Con Ceraulo l’avvocato entra subito in dettagli tecnici. Il manager della “Anni Azzurri San Martino” chiede di «poter far parte del quadro politico» di Fdi e il legale pensa a «un circolo, un’associazione» da affiliare al partito. Contando su un migliaio di iscritti si può pensare di arrivare a 5mila-6mila voti di preferenza. Ceraulo ricorda di essere stato candidato «con Fli come sindaco a Desio». E Marino, nella telefonata intercettata nel maggio 2020, elenca le sue «amicizie» nel partito: «La Santanchè, Mario Mantovani sono quelli che frequento…».

Il primo contatto va bene: Vestiti aggiorna Crea un paio di giorni dopo e gli annuncia il prossimo incontro. Il calabrese chiude con una frase criptica: «Giancarlo, ricordatevi che non siamo soli». Marino e Vestiti prendono accordi precisi per rivedersi. L’imprenditore ricorda al legale il legame tra il medico e Crea («lui è molto legato a quella persona che ti portai che hai incontrato, anziana. Proprio legatissimo, lo appoggiano in tutto e per tutto»).

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L’avvocato, da parte sua, chiarisce ancora il proprio posizionamento nell’area di destra: «Io sono il vice presidente di “Noi Repubblicani” di Milano, il circolo dei Repubblicani di Milano, sono consulente come sai di Fratelli d'Italia per quanto riguarda che lui è presidente del settore giustizia e quindi sono avvocato del settore giustizia poi diciamo sono molto molto amico di Mario Mantovani».

«Santanchè ci ha offerto metà della sede di Fdi»

Scherza anche sul nome della sua associazione: «Con la Santanchè e Mantovani – dice – abbiamo fatto “Noi Repubblicani” che io ho già rinominato “Noi Repubblichini” e abbiamo fatto entrare tutti quelli che erano incazzati con Larussa e tutti quanti per buttare sangue nuovo all’interno del partito per cui io non ho bisogno né del… di Ignazio né di nessuno (…) è chiaro che mi temono perché io ho una storia all’interno del partito di trent’anni, hai capito, dal processo Ramelli». A Marino farebbe comodo «avere uno che vuol far politica tutto il giorno che io aiuto e che per esempio poi quando diventa ministro di qualche cosa mi chiama per fare le cose».

Vestiti e Ceraulo vengono fotografati nei pressi dello studio dell’avvocato Marino il 12 maggio 2020. Sarà ancora Vestiti, intercettato, a offrire la propria versione di quell’incontro. Alla sorella dice che è allo studio l’ipotesi di creare «una fazione esterna per non legarci a Daniela Santanchè (…) la sede, tieni presente che ci ha offerto metà dell'appartamento della sede centrale di Fratelli d'Italia, a corso Buenos Aires a Milano, per tenere "Italia Doc", che è il club, "Italia Doc", dove io sono quello che lo ha inventato». Al “compare” Crea spiega: «Martedì siamo andati in ufficio da Marino… abbiamo chiamato Santanchè ehhh… ci ha dato disponibilità di aprire il club perché facciamo, facciamo un club collegato».

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Santanché a Report: «Mai conosciuto Vestiti, state sbagliando persona»

Parole che non hanno avuto riscontro in fase di indagine, ma che tuttavia descrivono bene come per gli ambiziosi indagati non sia difficile raggiungere uomini in grado di metterli in contatto con la politica che conta. L’ambizione non manca e il contesto offre molte opportunità. Santanché, contattata da Report che ha dedicato una puntata alla super mafia milanese, ha spiegato che il nome di Marino non le dice niente: «Credo che state sbagliando persona», ha detto all’inviato Giorgio Mottola. E ha negato di aver mai conosciuto Giancarlo Vestiti. Sarebbero dunque tutte millanterie quelle dell’imprenditore indagato dalla Dda di Milano.

I dialoghi telefonici di Vestiti sono degni di una pagina di gossip. A suo dire, dopo l’incontro con Marino «siamo andati da Lele (Lele Mora, ndr) Lele fa parte del discorso come fondatore… perché tenete presente che l’ha chiamata lui a Daniela per fare ‘sta cosa».

«Avete fatto bene, avete portato anche a Daniela? Bravo», risponde Crea, che però si riferisce alla compagna di Vestiti, non alla donna politica. «No Daniela – risponde l’amico – Daniela Santanché (…) quella dice che ci dà metà ufficio. Poi ci siamo sentiti con Irene». E Crea, forse per evitare altre incomprensioni, torna a esprimersi a monosillabi, come è solito fare nelle conversazioni telefoniche. Il tentativo “politico” procede bene, a detta di Vestiti. Tutto, però, si blocca all’improvviso.

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Finiscono i rapporti con il dottor Ceraulo e si chiudono le porte della struttura sanitaria in cui Crea faceva il bello e il cattivo tempo. Una chiamata tra i due “compari” chiarisce il perché. Il 22 maggio 2020 Crea dice a Vestiti di «prendere le distanze dal dottor Ceraulo».

Il ricovero di “Scarface” in clinica e il fallimento del progetto politico 

Lo stop arriva dopo un intervento chirurgico a William Alfonso Cerbo completato nella struttura sanitaria del gruppo De Benedetti sulla quale Crea ha messo gli occhi. Il medico con la passione per la politica, «avrebbe manifestato particolare attenzione ed interesse» per quel paziente “raccomandato”, tanto «da indurre qualche dipendente a verificare su fonti aperte quale fosse il suo profilo». Qualche ricerca su Google fa il resto e rivela il legame tra Cerbo e il clan mafioso Mazzei di Catania, così come un grosso sequestro operato contro l’uomo in un’operazione antimafia. Nome del blitz: “Scarface”, come il soprannome dell’amico di Crea e Vestiti. Un vero fan di Tony Montana, visto che nella sua mega villa si era fatto costruire un trono, con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi Al Pacino nel film di Brian De Palma. La presenza di “Scarface” allarma la proprietà della struttura sanitaria e mette fine ai rapporti tra Ceraulo e i “compari”, che gli danno la colpa dell’incidente di percorso.

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Vestiti discute del rallentamento del progetto con il suo amico Marino. Addossa la responsabilità a Ceraulo: «È normale, dopo quello che ha fatto lui, là dentro hanno chiesto i certificati a tutti quanti, cose che non avevano mai fatto (…). E lui ha fatto una pubblicità della madonna... che è arrivata questa persona, manco chi fosse arrivato, e cose... dato che là dentro non sono tutti amici, hanno preso il nominativo e l'hanno inserito sul computer e non ti dico cosa è uscito».

Insomma, Ceraulo ha «fatto un macello» perché «ha pubblicizzato qualcosa che non si pubblicizza» e «là dentro è proprio finito il discorso». Discorso chiuso anche per la carriera politica del medico: «Con lui no! Con gli altri sì – dice Vestiti –. Non è più la persona di riferimento, non lo puoi utilizzare, perché se ha combinato questo ben di Dio…». «Fine della trasmissione», conclude Marino. Tocca investire su qualche altro aspirante politico, un modo per aprire certe porte prima o poi si troverà.

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