Dopo un primo crollo nell’aprile 2023 il Comune ha approvato interventi di somma urgenza fortemente criticati dal geologo dell'Università della Calabria: «È come se avessero demolito metà del Colosseo perché pericolante. Danno irreparabile»
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«Per favore, fermate questo scempio! È come se demolissero metà Colosseo perché pericolante. È la distruzione del simbolo di Tropea». Con queste parole, il geologo Fabio Ietto, docente dell’Università della Calabria, esprime rabbia e grande dolore per quanto sta accadendo da oggi sull’Isola di Tropea. Sul celebre sperone roccioso sormontato dal santuario di Santa Maria dell’Isola, emblema indiscusso della cittadina tirrenica, è entrata in funzione da oggi una ruspa nella porzione della rupe in frana.
Tutto ha avuto inizio all’alba del 7 aprile 2023, quando un primo, importante, crollo improvviso ha interessato il versante mare dell’Isola. I vigili del fuoco intervennero tempestivamente per recintare l’area, scongiurare la presenza di eventuali dispersi che, per un caso fortuito, non furono trovati sebbene a quell’ora la spiaggia fosse già frequentata da tropeani intenti a passeggiare e per iniziare la ricognizione sul costone franato. Da quel momento si sono susseguiti altri episodi di cedimento, in particolare intorno a metà maggio dello stesso anno.
In quell’occasione, l’ex sindaco Giovanni Macrì - amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose il 24 aprile 2024 - dichiarò, con piena sorpresa della cittadinanza, tramite un comunicato stampa che «i crolli erano stati programmati negli interventi del Comune». Anche in quel caso furono allertati i vigili del fuoco, stavolta con l’ausilio di unità cinofile. Nessun ferito, ma lo scenario lasciò dietro di sé interrogativi finora irrisolti circa la programmazione degli interventi di “somma urgenza” e la gestione della sicurezza dell’area recintata, come apparso anche sui social, da paletti o canneti. Il Comune all’epoca, per gli interventi urgenti, si affidò al geologo Aldo Battaglia. Una scelta che sollevò critiche nell’opinione pubblica in quanto fu ignorata l’offerta di collaborazione gratuita proveniente dall’Università della Calabria e che lo stesso Macrì all’epoca, in merito alla tipologia di interventi, commentò pubblicamente: «Possiamo appuntare questa medaglia sul petto».
Il professor Ietto, in più occasioni, si era infatti messo a disposizione dell’Ente per una consulenza tecnico-scientifica gratuita che mirasse a «interventi di protezione e consolidamento dell’arenile con il minor impatto possibile». L’ex sindaco Macrì, tuttavia, declinò l’offerta senza neppure presenziare ad un dibattito pubblico sull’argomento ideato dallo stesso Ietto assieme all’ex consigliere comunale Antonio Piserà, arrivando poi ad attaccare pubblicamente lo stesso professionista che, a difesa della propria immagine, delle proprie competenze e a tutela dell’ateneo se ne uscì totalmente dal dibattito pubblico.
«Noi non avremmo mai accettato di eseguire un simile intervento - ha spiegato Ietto a il Vibonese -. Ci eravamo offerti come università per evitare scempi paesaggistici. È un'opera invasiva quella che si sta eseguendo, tecnicamente discutibile e paesaggisticamente devastante. Hanno messo una ruspa sull’isola e l’hanno sventrata. Ma come si può pensare di agire con simili sollecitazioni su una porzione di roccia già in equilibrio precario?», evidenzia Ietto sollevando un interrogativo che serpeggia fra i residenti che osservano la ruspa sbancare dall’alto il simbolo della cittadina nel mondo.
Secondo il geologo, l’intervento sarebbe stato eseguito in regime di «”somma urgenza”, dunque in deroga a valutazioni di impatto ambientale. Una prassi lecita, ma che lascia spazio a molte perplessità. Hanno scelto la scorciatoia. Un intervento del genere, su un simbolo del genere, doveva passare da una valutazione seria, con un confronto tra esperti, università, Cnr, Regione. Invece hanno dato tutto in mano a un tecnico, senza nessun controllo, e hanno spaccato l’isola». Il docente, legato anche personalmente allo studio dello scoglio, rammenta poi come «già nei primi anni Duemila — all’epoca dell’amministrazione Vallone — l’Università della Calabria fosse stata coinvolta per un primo monitoraggio con l’obiettivo di intervenire senza deturpare l’identità visiva dell’isola. Allora si ragionava su sensori satellitari, su sistemi di consolidamento mimetici, sul rispetto del paesaggio. Ora invece si è deciso di abbattere la roccia, come se fosse un rifiuto da rimuovere».
Il danno, secondo Ietto, è ormai irreparabile. «Ora è troppo tardi, il vaso è rotto. Hanno sfigurato per sempre il simbolo della città. È un pugno nell’occhio, una ferita che resterà. E il silenzio delle istituzioni, della Regione, della Sovrintendenza, rende tutto ancora più grave». E proprio sull’assegnazione degli appalti a Tropea, tra i capitoli principali della relazione redatta dall'ex prefetto di Vibo, Paolo Giovanni Grieco, che portò allo scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose il 24 aprile 2024, Ietto ricorda: «Sarebbero in corso accertamenti da parte della magistratura. Ora non entro nel merito di entrambe le questioni, quella legata agli appalti e quella dell’intervento che si sta svolgendo perché non sono un tecnico, ma di certo questo tipo di lavori non andava fatto». Ciò che resta evidente agli occhi di tutti, è il cambiamento irreversibile dell’immagine più iconica di Tropea: «Ne è stato fatto uno scempio, nel totale silenzio e disinteresse di tutti, anche dei cittadini stessi».