Scattano i sigilli

Vibo, incarichi a familiari per 230mila euro al Sistema bibliotecario: arrestati 2 dirigenti e sequestro beni

VIDEO-NOMI | Ai domiciliari l'ex presidente Gilberto Floriani e Valentina Amaddeo. Indagati anche tre figli di lui. La gestione illecita avrebbe portato al dissesto del servizio pubblico locale

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di Redazione Cronaca
21 maggio 2024
09:11

Due persone sono state arrestate e poste ai domiciliari per peculato e altre tre sono indagate per lo stesso reato e beni per 230mila euro sono stati sequestrati dal Nucleo di Polizia economico - finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, insieme alla Sezione di pg della Guardia di finanza della Procura e alla Polizia locale nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

Dalle indagini sarebbe emerso che due ex dirigenti del Sistema bibliotecario vibonese, un servizio pubblico locale finanziato anche dalla Regione Calabria, si sarebbero appropriati, nel tempo, di ingenti somme di denaro - pari all'importo sequestrato - destinandole, tra l'altro, a propri congiunti tramite conferimento diretto di incarichi in palese conflitto di interesse, eludendo le disposizioni in materia di accesso al pubblico impiego. Si tratta di Gilberto Floriani e Valentina Amaddeo. Fra gli indagati anche tre figli di Floriani.


Gli incarichi ai familiari

In particolare, dagli accertamenti svolti è emerso che, per l’espletamento delle attività connesse alla realizzazione dei progetti a cui ha preso parte, il Sistema bibliotecario si è avvalso, negli anni, oltre che del personale regolarmente assunto, anche di altri soggetti, mediante contratti di lavoro autonomo conferiti attraverso lettere di incarico prive di ogni riferimento circa la tipologia di selezione utilizzata e nelle quali non si dava atto di aver reso pubblica la ricerca di personale in quello specifico settore. La pluralità di incarichi dal medesimo contenuto, reiteratamente conferiti a familiari delle persone colpite da misura cautelare evidenzia, peraltro, la sussistenza di esigenze non temporanee ed eccezionali, ma ordinarie e perduranti, rispetto alle quali l'amministrazione avrebbe dovuto trovare idonee soluzioni in termini di programmazione dei fabbisogni di personale, nonché di aggiornamento e formazione dei profili professionali interni.

I bilanci manipolati e il dissesto

L’analisi della documentazione amministrativa avrebbe consentito, altresì, di accertare che, negli anni, l’ente avrebbe approvato bilanci senza sottoporli al vaglio di un apposito Revisore dei Conti, figura mai nominata. I bilanci, inoltre, sarebbero risultati “manipolati” al fine di dare false informative economico-finanziarie, attraverso una rappresentazione fuorviante della situazione reale. La gestione illecita della cosa pubblica, così realizzata, avrebbe portato al dissesto dell’ente che nel periodo preso in esame ha maturato una situazione debitoria quantificata in circa 700mila euro.

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