Nuovo appuntamento con la Scuola di Formazione Gioachimita organizzato dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti nella Sala del Polifunzionale di San Giovanni in Fiore. L'incontro è stato moderato da Giuseppe Riccardo Succurro, presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti.

Gian Luca Potestà, professore emerito di Storia del cristianesimo e direttore del Comitato scientifico del Centro Studi ha affrontato la complessa questione della condanna del libellus trinitario di Gioacchino da Fiore nel IV Concilio Lateranense del 1215. La relazione, dal titolo “Il IV Concilio Lateranense. Origine e ragione di una condanna”, ha ricostruito le motivazioni dottrinali e storiche di una decisione che, pur censurando il testo, non intaccò la memoria e l’onore dell’Abate, il quale aveva sottomesso i propri scritti al giudizio della Sede Romana. La costituzione conciliare, nel canonizzare la definizione trinitaria di Pietro Lombardo, criticata da Gioacchino, sancì definitivamente la nuova discorsività teologica maturata a Parigi, segnando un passaggio decisivo nella storia intellettuale della Chiesa.

Rosario Lo Bello, docente di Storia della Teologia, ha relazionato su “Logici eretici. Garnerio di Rochefort: attaccare Amalrico per colpire Gioacchino” e ricostruito una pagina poco conosciuta della cultura europea, restituendo la complessità del dibattito intellettuale parigino del primo Duecento, in cui logica, teologia e potere si intrecciano in un fragile equilibrio. Nella prospettiva di Lo Bello, la lezione che emerge da quelle vicende medievali mantiene un’attualità sorprendente: il sapere non è mai neutrale, e chi controlla la conoscenza detiene una forma di potere. Se nel Medioevo era la facoltà teologica a decidere quali testi si potessero leggere, oggi il controllo passa attraverso altre istituzioni, grandi aziende e piattaforme digitali. In ogni tempo, ciò che appare troppo nuovo o destabilizzante rischia di essere messo sotto accusa. Comprendere questa dinamica significa, oggi come allora, esercitare la libertà del pensiero critico.