Per Mircea Eliade (1907-1986), il grande storico delle religioni dell’Università di Chicago, Gioacchino da Fiore fu una rivelazione giovanile che lo accompagnò tutta la vita. Nella prefazione alla monografia di Bernard McGinn, “L'abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del pensiero occidentale” (1986), Eliade confessava di non aver mai smesso di ammirare l’abate calabrese, pur non essendo mai riuscito a scrivere la monografia che aveva sognato fin dagli anni Trenta.

Il primo incontro con il pensiero gioachimita risale al 1928, quando Eliade conobbe Ernesto Buonaiuti, lo studioso italiano che avrebbe poi pubblicato studi fondamentali e un libro pionieristico su Gioacchino nel 1931. Eliade lo recensì in romeno, aprendo così la strada alla diffusione del profeta calabrese anche nella cultura romena. Più tardi, nei suoi lavori maggiori – da “Il mito dell’eterno ritorno alla monumentale Storia delle religioni e delle credenze religiose” – Gioacchino rimase un punto di riferimento, simbolo di una svolta nella teologia della storia. Anche Ioan Petru Culianu (1950-1991), allievo di Eliade e professore a Chicago, vide in Gioacchino una figura chiave per comprendere le grandi correnti gnostiche dell’Occidente. Negli anni successivi, l’interesse per i due studiosi romeni ha riacceso la curiosità verso l’abate di Fiore.

Il sogno di Eliade – portare Gioacchino in lingua romena – si è concretizzato solo di recente. A Cluj-Napoca, cuore della Transilvania, un gruppo di studiosi guidati dal prof. Alexander Baumgarten, presso il Centro di Filosofia Antica e Medievale, ha promosso progetti, conferenze e traduzioni che hanno condotto alla pubblicazione della prima edizione critica bilingue latino-romena dell’Enchiridion super Apocalypsim (2025). Determinante anche l’ottenimento di un grant nazionale di ricerca avviato da Florina Hariga con il titolo «Perché Gioacchino da Fiore criticò Pietro Lombardo? Ricostruzione di un dibattito teologico-filosofico sulla Trinità e la salvezza», che ha dato slancio e sostegno al progetto editoriale.

A queste iniziative si aggiungono gli studi e la tesi di dottorato di Dan Siserman, pubblicata in romeno con il titolo “La teologia della storia in Gioacchino da Fiore” (2023), e non da ultimo i contributi sostanziali della traduttrice Diana Marinescu, formata in medievistica presso l’Università LUMSA di Roma. La nuova edizione bilingue dell’Enchiridion super Apocalypsim (Manual pentru lectura Apocalipsei) è dunque il risultato di un lavoro di squadra: il prof. Alexander Baumgarten ha coordinato l’edizione, Dan Siserman ha firmato un ampio studio introduttivo, Diana Marinescu ha curato la traduzione, mentre Florina Hariga – sotto la guida del prof. Dominique Poirel (IRHT, Parigi) – ha arricchito il volume con un’appendice che contiene un frammento inedito dell’opera di Gioacchino, tratto dal manoscritto latino 3822 della Biblioteca Vaticana. Inoltre, grazie alla disponibilità del prof. Riccardo Succurro, presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, il volume ha potuto includere a colori anche le celebri tavole del Liber Figurarum.

Aperta questa strada, non mancheranno nuove pubblicazioni legate a Gioacchino. In realtà, l’interesse accademico in Romania per l’abate calabrese si inserisce in un più ampio movimento internazionale di riscoperta delle sue opere autentiche e della sua figura. Il merito principale va al Centro Internazionale di Studi Gioachimiti che, con un lavoro instancabile, ha organizzato negli anni numerosi eventi di risonanza mondiale e ha consegnato al pubblico l’opera di Gioacchino in edizioni critiche moderne, rendendo di nuovo accessibile il profeta-filosofo della “terza età” della storia. Una testimonianza viva che il messaggio nato nella Calabria del XII secolo continua a risuonare oltre i limiti del tempo e dello spazio, ovunque ci sia la speranza che Bene e Verità possano infine redimere il mondo.