A Longobucco, piccolo borgo dell'entroterra silano, si sono tenute tre giornate di grande cultura, curate con attenzione e dedizione da Francesco Roma e dalla ProLoco di Longobucco, in collaborazione con amministrazione comunale ed altri enti che hanno espresso la loro fedele collaborazione.

La prima giornata ha visto protagonista la storia, gli aneddoti e i racconti di Maria Teresa Bisogno, la quale ha presentato, al pubblico di Longobucco, la sua recente pubblicazione: "Indietro"; mentre la terza serata ha visto protagonista il professore Carlo Fanelli, docente di discipline dello spettacolo all'Unical.

La seconda serata ha visto protagoniste le poesie del corpus poetico "Verseggiare" di Francesco Roma. La suggestione, data anche dal tema delle poesie, è stata estremamente palpabile. Le strade di Longobucco, illuminate da una luce dorata, sono diventati viali della memoria, e ogni pietra sembra sapere qualcosa di noi. Un evento che ha saputo unire l’intimità della parola poetica al senso di comunità di un paese che non ha dimenticato la propria anima.

La serata, curata con attenzione e sensibilità da Francesco Roma in collaborazione con la Pro Loco, non è stata soltanto un appuntamento letterario. È stata, piuttosto, un rito collettivo. Un’occasione per dire, a voce alta, che la poesia non è un lusso da salotto, ma uno strumento vivo per capire il presente, per leggerlo senza sconti e senza paura. Tra un verso e l’altro, si è levato un grido netto e inequivocabile: «Il genocidio a Gaza deve finire». Parole che, in una piazza immersa nei profumi della sera, hanno avuto il peso di un tuono improvviso.

Al tavolo sedevano: il neo presidente della ProLoco Francesco Franco, l'assessore comunale Erminia Madeo, lo scrittore ed ex dirigente scolastico Aurelio Madeo e la maestra di danza e storica dell'arte Giovanna Ioele.

A dialogare con Francesco Roma, il giornalista Ernesto Mastroianni, il quale ha introdotto il tema della poesia contemporanea, con uno sguardo particolare alla poesia calabrese. Mastroianni ha ribadito più volte nel corso della serata dell'importanza che la poesia ha sulla nostra vita, nelle nostre giornate: «Essa è capace di guidarci in ogni momento, ascolta e descrive la nostra esistenza, è un ponte che conduce alla vita...».

Tra le altre domande che Mastroianni ha rivolto all'autore del libro Francesco Roma, c'è stata quella relativa alla restanza: «Cosa consigli ad un giovane che ha intenzione di fuggire dalla Calabria?». Roma ha rispondo con chiarezza e puntualità, dicendo che per lui è impossibile immaginare un futuro lontano dalla sua amata Longobucco e che, per chi vuole, qui un futuro c'è. Basta volerlo.


Quella di Francesco Roma è un’opera intensa, quasi confessionale, ma anche fortemente ancorata alla realtà. Una poesia che non teme di farsi fragile e ferma nello stesso tempo, capace di raccontare la solitudine come la lotta, il dolore come la bellezza. Chi ascoltava – un pubblico partecipe e attento – non riceveva soltanto versi, ma una vera e propria esperienza emotiva.

Francesco ama definire Longobucco una «farmacia emozionale». È un’immagine che colpisce e che, passeggiando per i suoi vicoli, si comprende bene. Qui la cura arriva senza prescrizioni. Non è solo un borgo di monumenti e piazze: è un archivio vivente di gesti e sguardi, di piccole cortesie quotidiane che altrove si sono perdute.

Come ha scherzosamente affermato il giornalista Mastroianni nel corso della serata: «A Longobucco tutto è poesia, anche la meravigliosa cucina della signora Maria, nonna di Francesco. Qui ho ritrovato amici, professionisti e la straordinaria famiglia di Francesco, calorosa come un focolare acceso. Qui tutto ha il sapore di qualcosa di bello, di qualcosa che non si dimentica».

L’appuntamento di ieri sera è stato anche un ritorno, un riabbraccio. Mastroianni, oltre ad aver dialogato con il poeta Francesco Roma, è anche l'autore della prefazione di Verseggiare.

Longobucco, culla di storie e di memorie, ha confermato ancora una volta la sua vocazione culturale. Qui, la poesia non è un orpello: è una forma di resistenza contro la dimenticanza, un modo per restare umani. Mentre la notte calava, con un cielo trapunto di stelle a fare da tetto alla piazza, c’era la sensazione che ogni parola pronunciata fosse un seme, e che il terreno – questa comunità fiera e accogliente – fosse pronto a farlo germogliare.

«Questa terra merita di essere raccontata, celebrata, vissuta – ha ricordato l’ospite, con la voce ferma – e noi continueremo a farlo». E in quelle parole c’era già la promessa di un ritorno, di un’altra sera d’estate in cui le stelle, i versi e Longobucco si incontreranno ancora, per curare – insieme – il cuore di chi ascolta.