Lo scrittore bolognese si è spento a 78 anni, lasciando un’eredità di romanzi cult come “Bar Sport” e “La compagnia dei Celestini”. Daniel Pennac ha detto di lui: «Senza Stefano non avrei mai avuto il coraggio di lasciare libera la mia voce più folle»
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Stefano Benni durante il suo monologo presso il Cortile della Cavalleria di Palazzo Ducale, in una foto di archiuvio scattata a Mantova. NICOLA ROMANI/ANSA/RED
È morto a 78 anni Stefano Benni, uno degli scrittori più amati e originali della letteratura italiana contemporanea. Nato a Bologna nel 1947, Benni ha lasciato un segno profondo con i suoi libri capaci di far sorridere e riflettere. Nei suoi racconti si mescolavano satira, poesia, gioco di parole, ironia tagliente e una profonda umanità.
Con romanzi cult come Bar Sport (1976), La compagnia dei Celestini (1992) e Stranalandia (1984), Benni ha creato mondi unici, pieni di personaggi bizzarri e situazioni incredibili. La lingua italiana era per lui un terreno di gioco, da piegare, reinventare e arricchire con neologismi e sorprese, sempre attraversata da un mix di comicità e denuncia sociale.
Chi lo ha conosciuto lo ricorda come una persona riservata e generosa. Daniel Pennac, suo amico, ha detto: “Fu lui a farmi scoprire Benjamin Malaussène. Senza Stefano non avrei mai avuto il coraggio di lasciare libera la mia voce più folle.” Una testimonianza che racconta il talento di Benni nel far emergere storie e voci nascoste.
In quasi cinquant’anni di carriera, Benni non ha mai seguito le mode. Ha scritto romanzi, poesie, racconti, ha collaborato con testate giornalistiche, e ha portato in scena spettacoli teatrali. Le sue parole hanno accompagnato più generazioni, dai giovani degli anni Settanta che si divertivano con le avventure impossibili del Bar Sport, ai ragazzi degli anni Novanta che trovavano in La compagnia dei Celestini, un modo per affrontare la realtà con fantasia.
Nei suoi libri, i potenti venivano smascherati da personaggi eccentrici e stralunati, ma sempre pieni di dignità. Un’umanità fragile, raccontata con tenerezza e leggerezza, capace di insegnare a non smettere mai di sognare, a resistere all’omologazione e a difendere la libertà interiore.
Con la scomparsa di Stefano Benni, la cultura italiana perde una voce unica. Ma la sua eredità vive attraverso i lettori che continueranno a perdersi nei suoi mondi fantastici, a ridere con i suoi personaggi improbabili e a sentire quella malinconia leggera che ha saputo donare a tutti noi. Uno scrittore muore davvero solo quando smettiamo di leggerlo, e Benni continuerà a parlarci ancora a lungo.