Giulio Rapetti Mogol è il più grande e importante autore italiano di testi di canzoni. Il suo contributo alla cultura italiana attraverso la musica pop è stato decisamente straordinario. Infatti, dai primissimi anni '60 a tutt'oggi, vanta oltre millecinquecento canzoni pubblicate e grandissime collaborazioni. Ma soprattutto è ricordato per il lungo e fortunato sodalizio con Lucio Battisti.

Fra i miei incontri con gli artisti e i protagonisti della musica leggera italiana, c’è anche lui. Ho incontrato Mogol e con lui ho fatto un viaggio in automobile e realizzato una intervista confidenziale dove mi ha raccontato la genesi delle canzoni che hanno accompagnato la nostra vita (lo speciale è in onda questa sera alle 21 su LaC tv), fra queste ce n’è una “manifesto” che corrisponde ad una data: 29 settembre, una delle date più fauste della storia musicale italiana, una data entrata nel patrimonio genetico degli italiani, grazie alla coppia Mogol-Battisti.

La canzone "29 settembre" fu scritta da Mogol (testo) e Lucio Battisti (musica) e portata al successo dall'Equipe 84 nel 1967, diventando un classico della musica italiana. Una canzone non ballabile, ricca di passi in due quarti, orecchiabile, raffinata. Ha unito le generazioni come pochissime canzoni, da nord a sud, da destra a sinistra, élite e popolo, i ragazzi di allora e di ora, anima collettiva e intimità privata, è stata cantata da tutti: grandi artisti, saltimbanco, politici attuali, politici scaduti come la maionese, cantanti stonati e cantatori sotto la doccia e ha attraversato varie epoche e più vite.

Oggi, a quasi 60 anni dalla prima versione di 29 settembre, fissata nell’immaginario è senz’altro quella contenuta nel primo, omonimo album di Lucio Battisti (mai pubblicata come singolo). La fortuna commerciale l’ottenne però la registrazione psichedelica dell’Equipe 84, che in quel 1967 conquistò per cinque settimane il primo posto della leggendaria hit parade di Lelio Luttazzi. La storia non ci offre la controprova per scoprire quale sarebbe stata preferita dal pubblico del tempo, se la lettura originale, al limite dell’intonazione di Battisti, o quella all’avanguardia di Maurizio Vandelli e soci, ma sia l’una che l’altra sono diventate un classico che ancora oggi cattura l’orecchio, “dal più giovane al più vecchio” come annunciava sulle frequenze in onde medie di Radio Monte Carlo il grande speaker Awana Gana.

29 settembre è stata una rivoluzione nella canzone italiana: da una parte Battisti costruisce la composizione su poco più di tre accordi, un “loop armonico” tipico degli anni ’60, stile Otis Redding, lasciando che siano le dinamiche di diminuzione o aumento di volume, insomma i famigerati hook a catturare l’attenzione dell’ascoltatore; dall’altra Mogol scrive nel testo il resoconto di un adulterio che presenta i lati gradevoli o anche sgradevoli della sporadicità o dell'eccezionalità, in particolare non solo per la schiettezza o per l’assenza di conseguenze morali ma anche per la disposizione temporale degli eventi. Mogol racconta: “L’intenzione era quello di dare un esempio di ciò che ti prende per una persona una sera e poi rendersi conto del confronto per il bene profondo di anni e queste cose non possono essere messe a confronto, perché uno è un lampo e l’altro è la luce’’.

Nonostante il titolo, questa canzone uscì nel Marzo 1967. Fu una vera e propria sperimentazione. Mogol mi ha raccontato che la canzone nacque in ufficio, dopo un pranzo normalissimo. L’idea di partenza fu quella di fare una canzone vicino al mondo della psichedelica, in voga negli Usa in quegli anni.

La versione iniziale del Gruppo Equipe 84, infatti, mantiene questo filone particolare. Quando, due anni dopo, Battisti se ne appropriò di nuovo, la dimensione psichedelica fu sostituita con quella sognante, irreale, rarefatta. Mogol ci mise molto a convincere Lucio, che non voleva cantare questo brano ‘’fuori dalle sue corde’’.

Oggi che è il 29 settembre festeggiamo una delle pagine più interessanti e innovative della musica leggera italiana.