Giovanni Pontieri è alla guida del Salumificio Geca di Nocera Terinese, costa tirrenica della provincia di Catanzaro. Passione per le specialità tradizionali (capocolli, pancette, salsicce, soppressate, nduja…), ma anche capacità di innovare realizzando prodotti che, ad esempio, vengono aromatizzati con bucce di agrumi mediterranei. Pontieri ha maturato una positiva esperienza nella ricerca di spazi di mercato anche all’estero, frequentando fiere e appuntamenti espositivi nel corso dei quali, proprio grazie alle sue spiccate doti relazionali, ha saputo costruire rapporti solidi e di stima con diversi operatori del settore. Giovanni è anche un esperto di carni, di materie prime, di tecniche di lavorazione, e persegue da sempre il giusto equilibrio fra qualità e prezzo. Ascoltata la voce di alcuni suoi colleghi ha avvertito anch’egli il dovere di dire la sua in merito all’appello lanciato ai consumatori: “Scegliere la Calabria”.

Lei crede sia giusto e utile l’appello proposto da alcuni suoi colleghi imprenditori dell’agroalimentare, incentrato sul ruolo strategico che possono avere i consumatori?

“Scegliere la Calabria” è una battaglia in cui credere. Apprezzo che protagonisti del mondo agroalimentare, quali l’amico Francesco Facino, abbiano avvertito la necessità di sensibilizzare i consumatori invitandoli a privilegiare, ovunque possibile, il prodotto calabrese. Anche in quest’estate, giunta all’apice con le consuete vacanze ferragostane, ogni singola famiglia può fare tanto per premiare gli sforzi dell’imprenditoria locale: dai salumi ai formaggi, dalla pasta ai vini, dalle bibite all’ortofrutta… Per fortuna la Calabria dispone di un paniere immenso e diversificato di proposte sul cibo e può vantare tantissime vere eccellenze.

Lei viaggia tanto all’estero, ritiene che esista un valore che potremmo sintetizzare con il termine “Calabresità”?

Non c’è alcun dubbio: la “Calabresità” è riconosciuta ovunque e non solo dai calabresi. La nostra terra è sinonimo di genuinità e bontà del cibo, di produzioni artigianali, di prodotti tipici che sanno raccontare storie antiche. Non voglio parlare del mio settore specifico, che è quello dei salumi, ma ad esempio dei vini da vitigni autoctoni, del pregiatissimo olio extravergine d’oliva, dei prodotti da forno, dei dolciumi, delle conserve. La Calabria è avvertita come la terra del piccante, dei sapori forti, della Dieta Mediterranea. Questo patrimonio merita di essere valorizzato e promosso di continuo.

Ed in tal senso qual è il contributo che possono apportare i singoli consumatori?

Le scelte libere di ognuno hanno valenza strategica, sia che questa avvenga in Calabria, come nel caso del cosiddetto turismo di ritorno, sia che venga attuata all’estero dove vivono milioni di calabresi di prima, seconda e terza generazione. C’è innanzi tutto da sconfiggere il “falso Made in Calabria” che è una fetta del cosiddetto Italian Sounding. E poi il consumatore può sollecitare i commercianti, i ristoratori e chiunque operi sul fronte del cibo a dotarsi di vero prodotto calabrese. Occorre costruire una rete di positività che è in grado di generare punti di Pil, di dare fiducia e supporto alle imprese regionali, di difendere i posti di lavoro esistenti e di crearne altri. Il consumatore può decidere ogni giorno di aiutare la Calabria, di renderla sicura e orgogliosa.

Riscontra una ricaduta importante anche sul fronte turistico?

Sicuramente! I flussi turistici sono sempre di più di tipo esperienziale. Il turista parte con l’intento di conoscere in profondità i territori che visita, e quindi agroalimentare ed enogastronomia rappresentano fattori decisivi. Il cibo di qualità è diventato anche un prezioso souvenir: ritorni a casa e puoi donare a parenti ed amici una bottiglia di vino, un amaro, un litro d’olio, un salume, un formaggio… Questo è anche un modo per fidelizzare altri consumatori, per far conoscere e apprezzare le nostre tantissime specialità. Inoltre, ripeto: se i consumatori insistono nel chiedere il vero prodotto calabrese, riusciranno a smuovere anche quei settori della ristorazione che magari, anche inconsapevolmente, non si sono ancora resi protagonisti della valorizzazione massima del territorio. Ecco perché ho apprezzato l’appello lanciato, su LaCNews, da alcuni giovani imprenditori e da miei colleghi molto affermati. Questa è la strada giusta.

Si parla di crisi, come reagire?

La crisi c’è, ma preferisco parlare di cambiamenti radicali. Occorre capire che cosa sta accadendo, esaminare con cura e poi reagire. Proprio su questo piano la leva della “Calabresità” è un motore di positività, di consapevolezza reattiva, di rete virtuosa. Mi creda, non c’è stato anno della mia vita imprenditoriale in cui non mi sia dovuto confrontare con potenti onde di cambiamento: muta la distribuzione, cambiano i gusti dei consumatori, i mercati si evolvono e così il mondo del lavoro. Dalle crisi si esce impegnandosi a fondo, costruendo di continuo cose nuove, migliorandosi, razionalizzando. La Calabria ha tantissimo da raccontare e da proporre, perché siamo unici e fortemente distintivi, per cui disponiamo di leve formidabili da mettere in campo per superare i tanti ostacoli che si propongono di giorno in giorno.

Scegliere la Calabria allora…

Sì, Scegliere la Calabria sempre, comunque e ovunque!