«Siamo quasi in stagnazione ma alcuni segnali di ripresa ci sono». Così Francesco Aiello, economista e docente di politica economica all’Unical, ha descritto il quadro macroeconomico della Calabria, portando il suo contributo alla presentazione del rendiconto sociale Inps 2024. Per giungere a questa conclusione, in particolare, l’economista ha fatto riferimento al «valore aggiunto aggregato a prezzi costanti che cresce ad un tasso annuo dello 0,04-0,05%».

Segnali di ripresa

Tuttavia, per il docente Unical alcuni spiragli di ripresa si intravedono. «Un elemento su cui riflettere è rappresentato dal trend positivo mantenuto da circa 15 trimestri dalle esportazioni calabresi. Crescono in maniera sistematica su tutti i mercati internazionali nonostante la politica protezionistica esasperata adottata dal governo americano. Questa fase di crescita è un buon segnale poiché dimostra che in Calabria esistono produzioni in grado di competere sui mercati internazionali nonostante un tessuto territoriale in media poco attivo e poco propenso alla crescita; un contesto diventato negli anni strutturale a causa di un modello di specializzazione troppo ancorato a settori a bassa produttività».

Il mercato del lavoro

Non meno problematico l’andamento del mercato del lavoro in Calabria. Sebbene si registri un aumento del tasso di occupazione e un decremento della disoccupazione, d’altro canto emerge un diffuso impiego di contratti a tempo determinato e parziale e una bassa qualità del lavoro perché ancorato a retribuzioni nettamente inferiori alla media nazionale.

«Certamente c'è un problema di natura strutturale che si manifesta innanzitutto nell’incapacità del mercato di trattenere forza lavoro» commenta Aiello. «Questo è evidente dai dati della cassa integrazione in crescita ma anche alla rilevante quota di Neet, circa il 25%. Tutti questi elementi trovano come denominatore comune un sistema produttivo bloccato da vent’anni.

Sistema produttivo in panne

Si pensi, ad esempio, che la quota del manifatturiero sul valore aggiunto negli ultimi vent'anni è rimasto pressoché inalterato, intorno al 4-5%. Negli ultimi 5-6 anni addirittura è diminuito, sono diminuiti gli investimenti nel settore, è diminuito il numero di imprese. Per la scienza economica è questo il settore che traina la crescita perché ad alta produttività, ad alto contenuto tecnologico e genera fatturati sul territorio. Secondo me, è questo il segnale di un declino della nostra regione su cui probabilmente bisognerebbe puntare maggiormente l'attenzione con un'operazione che io oserei dire strategica e un po' controcorrente».

L’area pilota

L’ipotesi alternativa ad uno «sviluppo territorialmente omogeneo», risiede per il docente Unical nell’individuare «un'area pilota su cui investire in un settore ad alta tecnologia. Faccio riferimento in maniera molto banale al retroporto di Gioia Tauro che in questo panorama regionale potrebbe essere considerata proprio l'area a più alta vocazione industriale».