L’intervento

Meno scuole ma più grandi e tagli su presidi e amministrativi. La Calabria tra le regioni più penalizzate

La situazione a rischio denunciata dall'Anquap che snocciola le cifre di un restyling che sacrificherà soprattutto le regioni del Sud

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di Redazione
23 giugno 2023
15:16

La Calabria sarà tra le regioni in cui la mannaja del restyling "geografico" della scuola italiana, si abbatterà con più violenza. Il nuovo dimensionamento comporterà la soppressione delle "piccole scuole" che saranno accorpate a formare istituti più grandi e complessi e questo, a catena, comporterà una riduzione dell'organico dirigenziale e dei direttori dei servizi generali e amministrativi.

L'Anquap, Associazione Nazionale Quadri delle Pubbliche Amministrazioni, ha denunciato la situazione consegnando il giudizio ai numeri. Secondo i calcoli, al compimento del triennio 2023/2027, si arriverebbe a una riduzione pari a 627 unità, ovvero del 7,9% a livello nazionale. Particolarmente penalizzati  Basilicata (meno 24%), la Calabria (meno 18,34%), la Sardegna (meno 17,91%), il Molise (meno il 15,38%), la Campania (meno 12,85%) e la Sicilia (meno 11,39%).


«È evidente - scrivono - che il terzo dimensionamento ci consegnerà scuole sempre più frazionate al livello periferico in un rilevante numero di plessi suddivisi in più comuni. Per i dirigenti occorre un deciso intervento politico che preveda riconoscimenti reali e concreti e non la solita litania di una impalpabile valorizzazione». 

Il presidente dell'Anquap, Giorgio Germani, precisa che «siamo al terzo intervento che ridisegna la geografia quantitativa della presenza sul territorio delle istituzioni scolastiche come soggetto giuridico. Son anche previsti nuovi criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la conseguente distribuzione tra le Regioni».

C'era una volta il preside

 Prima dell'autonomia in "versione terzo millennio", le istituzioni scolastiche connotate come soggetto giuridico erano oltre 12mila e tutte avevano un preside (o direttore didattico) e un responsabile amministrativo (ex segretario) .«Dopo il successivo intervento del 2009, per effetto del calo demografico e di alcuni interventi legislativi sulle scuole sottodimensionate del 2011 e 2020, siamo arrivati a un organico di diritto dei dirigenti scolastici e dei direttori Sga, i direttori dei servizi generali e amministrativi che nel 2022/2023 è pari a 7.985 unità e nel prossimo a.s. 2023/2024 a 7936 unità - spiega -. 

Dopo il duemila, anno di partenza dell'autonomia scolastica è cambiato profondamente anche l'assetto organizzativo e ordinamentale delle scuole. Non più segmenti rigidi ripartiti in Direzioni didattiche, scuole medie di primo grado e scuole medie di secondo grado distinte per settori (licei, istituti tecnici e istituti professionali) ma segmenti articolati prevalentemente in Istituti Comprensivi nel primo ciclo e Istituti di Istruzione Superiore con più settori e indirizzi nel secondo ciclo - prosegue Germani -. Purtroppo, e da anni, le procedure di reclutamento non avvengono come sarebbe doveroso e, quindi, si registrano numerosi posti vacanti per i dirigenti (si risolve con le reggenze) e ancor più per i direttori dove la sostituzione è variegata e complessa (facenti funzione, incarichi aggiuntivi e supplenze annuali da interpelli)».

 

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