Quattro miliardi alle imprese per ridurre i consumi energetici e favorire l'adozione di energie rinnovabili. Tre miliardi per le comunità energetiche, il biometano, l’agrivoltaico. Due miliardi per sostenere i contratti della filiera agricola. Settecento milioni di euro per la banda larga. Sono la quota più consistente dei 14 miliardi che la cabina di regia nazionale del Pnrr ha deciso di riassegnare.

La nuova correzione consentirà di superare le scadenze del prossimo anno senza mettere a rischio le risorse individuate ma non ancora spese. La revisione straordinaria del piano di resilienza muove il 7% delle risorse complessive assegnate all’Italia, 194,4 miliardi di euro.

A gestire le somme riassegnate ieri nel corso della riunione del Governo con i rappresentanti degli Enti locali e delle associazioni datoriali e di categoria saranno la Cassa depositi e prestiti ed Invitalia. A presentare il bilancio e le proposte di modifica è stato il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti. Presente la premier, Giorgia Meloni. I progetti del Piano nazionale di resilienza sono 447.065. Quelli conclusi sono 294.597, 106.214 in corso e 28.128 sono prossimi alla chiusura. A dare maggiori problemi sono stati i finanziamenti per la Transizione 5.0.

La revisione riguarda ben 4,16 dei 6,23 miliardi complessivi al momento non ancora spesi, il 67% della dotazione economica. I ritardi riguardano anche i progetti per intervenire sul dissesto idrico e idrogeologico, per un valore di 800 milioni di euro, e per la realizzazione dei posti letto negli studentati universitari.

All’appello ne mancano ancora 30mila, la metà di quelli previsti, e non sarà possibile realizzarli entro il 30 giugno del 2026. Un altro taglio di fondi, ma senza una rimodulazione delle somme, è quello previsto in materia di lavoro. Il programma garanzia per l’occupabilità dei lavoratori perde un miliardo di dotazione: i destinatari di formazione professionale saranno 600mila e non più 800mila. «La proposta di revisione del Pnrr - ha detto la premier, Giorgia Meloni - mette in sicurezza tutte le risorse già previste per il tessuto produttivo e ci consente di concentrare l’attenzione su alcune priorità contingenti, a partire proprio da quelle che coinvolgono il mondo delle imprese».

Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, e la premier Giorgia Meloni (Foto: Ufficio stampa Palazzo Chigi)

Il ministro Foti ha spiegato che la revisione del Piano aumenta da 19 a 30 i miliardi destinati alle imprese. I tempi della procedura sono strettissimi. Mercoledì prossimo il ministro riferirà alla Camera i contenuti della proposta, che sarà trasmessa alla Commissione Ue per il via libera atteso entro la metà di novembre.