Prima la siccità poi l’epidemia di lingua blu, allevatori disperati: «Alcuni preferiscono macellare e chiudere, a breve non avremo più latte»
VIDEO | Ingenti le perdite tra i capi ovini. Il timore degli allevatori e le ripercussioni sul settore caseario: «Annata disgraziata, la situazione ormai è degenerata ma bisogna arginare i danni»
«Abbiamo iniziato con una siccità che ci ha colpito duramente tutto l'anno, non abbiamo avuto foraggio, poi l'epidemia. È stata un'annata disgraziata». Così gli allevatori descrivono l'anno orribile dell'agricoltura: iniziato con le proteste dei trattori, proseguito sulla scia di una siccità che non ha lasciato tregua fino al recente epilogo. «Abbiamo avuto perdite importanti, gli animali stanno morendo o abortendo».
Da qui la richiesta di aiuto alle istituzioni perché «purtroppo la situazione ormai è degenerata ma bisogna cercare di arginare i danni, danni ingenti per le aziende» spiega Tommaso Gualtieri, allevatore e responsabile della cooperativa "Ovile di Cirene". Le aziende agricole sono allo stremo, alla prova dell'ultima ostacolo mentre l'infezione dilaga in quasi tutte le province provocando danni economici.
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Non solo l'altissima mortalità provocata dalla lingua blu ma anche l'impatto determinato dalle misure di contenimento della malattia. «Viene creato un cordone sanitario e sei impossibilitato anche a movimentare gli animali. Dobbiamo sostenere una triplice perdita perché oltre a perdere la pecora, si perde l'agnello essendo nel periodo dei parti con un danno anche per il settore caseario che non potrà approvvigionarsi del latte».
Alcune aziende preferiscono chiudere per evitare ulteriori perdite, come conferma il rappresentante della cooperativa: «Conosco aziende che hanno dovuto chiudere dopo aver subito la morte di una trentina di capi, hanno preferito macellare tutto il bestiame in attesa di capire se riaprire il prossimo anno. Ma io credo che chi chiude non riaprirà più».
«Sembra che stiamo ripercorrendo le piaghe d'Egitto» aggiunge Luana Guzzetti, rappresentante del coordinamento "Altra agricoltura" che si riunirà questa sera a Steccato di Cutro in un incontro con gli allevatori. «Per le piccole e medie imprese questa è una situazione catastrofica. Se la mortalità continua a mantenersi così alta a breve non avremo più il latte per fare il pecorino crotonese o il pecorino di Monte Poro e tutti i prodotti caseari calabresi. Assisteremo ad un exploit dei costi del latte e del formaggio ma il problema principale è l'ingente danno economico causato alle piccole e medie imprese».