Mancano pochi giorni al 31 luglio, data che segna la scadenza delle misure regionali destinate ai Tirocinanti di Inclusione Sociale (TIS). Una scadenza che rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale per migliaia di lavoratori e per decine di Comuni calabresi.

La Regione Calabria ha annunciato un percorso di “stabilizzazione” che si basa però su una tantum da 54 mila euro a lavoratore, copertura limitata a 4 anni con fondi europei e contratti in categoria A. Tutto il resto ricade sulle casse dei Comuni, che in molti casi non hanno risorse o margini per inserire nuovi dipendenti nei loro piani del fabbisogno.

Un approccio sbagliato che ha diviso i territori, invece di unirli in una strategia condivisa. Il risultato è che alcuni Comuni tenteranno la stabilizzazione, altri no. Tutti i Comuni, nessuno escluso, devono essere messi nelle condizioni di poter assumere, senza penalizzazioni né obblighi insostenibili.

Di fronte a questo scenario, il Governo Meloni deve intervenire immediatamente stanziando almeno 50 milioni di euro strutturali, per consentire una soluzione equa e duratura. Inoltre, è necessario prevedere una deroga specifica ai piani dei fabbisogni del personale: senza questo passaggio, anche i Comuni più volenterosi resteranno bloccati.

Dal 2019 al 2021, il Movimento 5 Stelle ha proposto una soluzione storica per il superamento del bacino LSU/LPU, approvando ben 7 emendamenti che portarono a un vero cambio di passo, con fondi nazionali strutturali e l’impegno delle Regioni ad aggiungere le risorse mancanti. Un modello concreto, che ha dimostrato che si può fare.

Oggi invece la Regione Calabria preferisce scaricare sui Comuni responsabilità e costi, senza alcun impegno finanziario proprio. Una narrazione costruita per salvare la faccia, ma che rischia di generare l’ennesima frattura sociale.

Il Movimento 5 Stelle continuerà a battersi in tutte le sedi istituzionali affinché questi lavoratori non vengano abbandonati. Il tempo è finito. Servono scelte politiche nette, risorse certe e un obiettivo chiaro: eliminare tutte le sacche di precarietà, senza slogan e senza scaricabarile.