Timbravano il cartellino in ospedale e andavano a mare, arrestato anche il primario

È successo nel Foggiano. Otto ai domiciliari e una sospensione dal servizio. L’accusa è di truffa ai danni di un ente pubblico per oltre 80mila euro

di Redazione
15 maggio 2019
12:38

Predispostia gli arresti domiciliari per assenteismo otto dipendenti dell’Asl di San Severo, in provincia di Foggia. L’accusa è di truffa ai danni di un ente pubblico per oltre 80mila euro. I furbetti del cartellino solevano effettuare commissioni durante l’orario di lavoro, andare al bar e persino godersi una giornata al mare.


La ricostruzione dell’accaduto è stata possibile grazie alle indagini attuate dalla Guardia di Finanza coordinate dalla procura: sono 5.300 le ore di false attestazioni di presenza dal 2014 ad oggi. Gli indagati timbravano regolarmente il cartellino giunti sul posto di lavoro, per poi uscire dall’ospedale per dedicarsi ai propri impegni personali: c’era chi gestiva il bar di famiglia, chi intratteneva conversazioni con amici e parenti e chi, addirittura, trascorreva ore in stabilimenti balneari invece di esercitare il proprio ruolo di operatore tecnico specializzato, pubblicando persino foto sui social network.



Tra le persone coinvolte, il primario del nosocomio, che trascorreva interi pomeriggi lontano dal posto di lavoro per tornare nella propria abitazione o girare per la città. Lo stesso ha impiegato ore di straordinario per smaltire le liste d’attesa dei pazienti, attestando di aver eseguito prestazioni specialistiche. Un dirigente dell’azienda sanitaria locale è stato, inoltre, sospeso dal servizio.

I furbetti non si limitavano all’assenteismo previo timbro del cartellino, ma arrivavano a manomettere il sistema informatico di registrazione delle presenze. Il gruppo di assenteisti è stato incastrato dalle telecamere nascoste collocate dove si timbra il badge, unito ad un’accurata indagine tecnica a opera delle fiamme gialle.

Questa mattina è scattata l’operazione della Guardia di Finanza, con solide prove a carico dei nove indagati. Nello specifico sono finiti nei guai, oltre al dirigente e al primario, cinque collaboratori amministrativi, una commessa e un tecnico.

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