Da mesi il collettivo interno No Azure for Apartheid contesta i rapporti tra Microsoft e le forze armate israeliane. Secondo gli attivisti, la tecnologia del colosso di Redmond verrebbe usata per “uccidere i palestinesi” e per alimentare sistemi di sorveglianza di massa. Le manifestazioni, ribattezzate “Intifada dei lavoratori”, hanno raggiunto il culmine con due giornate consecutive di mobilitazioni.

Licenziamenti e scontri con la polizia

La tensione non è nuova. Lo scorso maggio un dipendente era stato licenziato dopo aver interrotto un discorso del ceo Satya Nadella, mentre ad aprile altri due erano stati allontanati per proteste analoghe durante i festeggiamenti del cinquantesimo anniversario dell’azienda. Nell’ultima ondata di mobilitazioni, 18 dipendenti sono stati arrestati con accuse di “violazione di proprietà privata, danni, resistenza a pubblico ufficiale e ostruzione”.

Vernice sul logo e accuse di sorveglianza

Le autorità parlano di un corteo meno pacifico del precedente, con i manifestanti che avrebbero opposto resistenza e spruzzato vernice rossa sul logo all’ingresso della sede di Redmond. Le proteste seguono alle rivelazioni dell’Associated Press e del Guardian: dopo il 7 ottobre 2023, l’uso da parte dell’Idf delle tecnologie Microsoft sarebbe cresciuto di 200 volte, con la piattaforma Azure utilizzata per archiviare dati sensibili raccolti da intercettazioni e sorveglianza di massa nei Territori occupati.

Microsoft annuncia una revisione

L’azienda si difende. Microsoft ha dichiarato che Nadella non era a conoscenza della natura dei dati archiviati dall’intelligence israeliana e ha affidato a uno studio legale un’indagine interna, promettendo una revisione “urgente” sull’uso delle proprie tecnologie da parte dell’esercito israeliano. Ma gli attivisti non si placano: denunciano che i sistemi del colosso tech siano “utilizzati da Israele per sorvegliare, affamare e uccidere i palestinesi”.

La replica dell’azienda

Dopo gli arresti, Microsoft ha diffuso una nota in cui ribadisce l’impegno per i diritti umani, ma avverte: “Continuerà ad impegnarsi a fondo per rispettare i propri standard sui diritti umani in Medio Oriente”, ma allo stesso tempo “sosterrà e adotterà misure chiare per contrastare azioni illegali che danneggiano la proprietà, interrompono le attività commerciali o minacciano e danneggiano gli altri”.