Poche parole, nette: «Ordina l’immediata liberazione». Così il tribunale del Riesame di Milano ha disposto la scarcerazione del costruttore Andrea Bezziccheri, unico finora finito in carcere, e la revoca dei domiciliari per l’architetto Alessandro Scandurra. Due decisioni che arrivano come un colpo di scena nell’inchiesta sul presunto “sistema” dell’urbanistica milanese, un’indagine che da settimane scuote il mondo del mattone e le stanze dei bottoni di Palazzo Marino.

Il provvedimento, firmato dal collegio presieduto da Giuseppe Pendino con i giudici Ghezzi e Papagno, sarà motivato entro 45 giorni. Un tempo tecnico che servirà a capire se il Riesame si sia limitato a escludere le esigenze cautelari — già ridotte dal gip Mattia Fiorentini al solo rischio di reiterazione del reato — o se sia arrivato a mettere in discussione anche la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Nel frattempo, la procura ha già annunciato che presenterà ricorso in Cassazione.

Bezziccheri e Scandurra erano accusati di corruzione. Secondo l’impianto accusatorio, l’imprenditore avrebbe pagato l’architetto — componente della commissione per il Paesaggio, organo tecnico del Comune — in cambio del via libera a progetti immobiliari. A Scandurra viene contestata anche una fattura da 28 mila euro pagata dal colosso Coima, presunta “copertura” per un trattamento di favore su un’altra grande opera, il Pirellino, rimasta bloccata.

L’indagine, coordinata dai pm Petruzzella, Filippini e Clerici con l’aggiunta del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e condotta dal nucleo Pef della Guardia di finanza, si concentra su un sistema di tangenti mascherate da consulenze. Pubblici ufficiali e membri della commissione del Paesaggio — definiti “i saggi” — sarebbero stati a libro paga di costruttori e grandi operatori immobiliari, con l’avallo, secondo la procura, di un livello politico consapevole.

Oltre a Bezziccheri e Scandurra, sono indagati e ai domiciliari l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Giuseppe Marinoni, il re del mattone Manfredi Catella e il manager Federico Pella. Nei prossimi giorni toccherà anche a loro comparire davanti al Riesame per chiedere la revoca delle misure. Domani sarà la volta di Tancredi, Marinoni e Pella, mentre la settimana successiva toccherà a Catella.

I legali dei due scarcerati esultano. «Da due anni il nostro assistito sostiene di non aver commesso alcun reato — affermano Andrea Soliani e Francesco De Luca, difensori di Bezziccheri —. Questa decisione ci dà speranza che ci possano essere valutazioni di merito capaci di chiudere questo lungo percorso. È la naturale conseguenza della mancanza di indizi a suo carico. Ma sul piano umano, il rischio è che restino segni indelebili in chi subisce una vicenda del genere». Il costruttore ha lasciato il carcere di San Vittore nel pomeriggio di ieri.

Anche la difesa di Scandurra parla di “accuse infondate”. «Non c’è nessun fatto di corruzione — ribadisce l’avvocato Giacomo Lunghini, insieme a Luciano Paris —. La fattura che il gip riteneva falsa è invece autentica». Una posizione sostenuta già venerdì scorso, in una memoria che smontava l’ipotesi di un patto corruttivo con Catella. Per il noto architetto, gli inquirenti avevano passato al setaccio i pagamenti ritenuti sospetti con altri grandi nomi del settore edilizio.

Il colpo del Riesame arriva nello stesso giorno in cui la procura allarga il raggio d’azione, depositando una nuova tranche di atti: centinaia di chat acquisite dalle indagini, che coinvolgerebbero anche figure di primo piano, compreso il sindaco Beppe Sala. Conversazioni, scambi e contatti che, nelle ipotesi degli inquirenti, avrebbero avuto un ruolo nel mantenere in piedi il presunto “sistema” di relazioni, favori e approvazioni.

Resta ora da capire se le motivazioni del Riesame si limiteranno a un rilievo procedurale — come la mancanza di attualità del rischio di reato — o se arriveranno a smontare parte dell’impianto accusatorio. Nel primo caso, il fronte giudiziario resterebbe intatto, pur con due imputati liberi. Nel secondo, invece, si aprirebbe una falla potenzialmente decisiva nell’inchiesta.

Quel che è certo è che la partita è ancora aperta. La procura non arretra e si prepara a portare il caso davanti alla Suprema Corte. Intanto, nelle prossime udienze, anche gli altri indagati proveranno a seguire la scia di Bezziccheri e Scandurra. Con la speranza di poter uscire di casa — o dal carcere — mentre l’indagine prosegue, tra faldoni di documenti, intercettazioni e un settore immobiliare milanese che osserva con crescente inquietudine.