La tragedia

Dal Sud al Nord Italia per lavoro, vite e sogni spezzati dei cinque operai morti sui binari della stazione di Brandizzo

Kevin e Saverio erano siciliani, uno di Messina e l'altro di Marsala,  Giuseppe Sorvillo si era trasferito con la moglie e i due figlia dalla provincia di Caserta e Giuseppe Aversa era figlio di un operaio edile di Pizzoni, nel Vibonese. Sono stati investiti da un treno mentre lavoravano nel paese in provincia di Torino

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di Redazione
1 settembre 2023
12:50
Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Michael Zanera, Kevin Laganà e Giuseppe Aversa
Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Michael Zanera, Kevin Laganà e Giuseppe Aversa

Stavano sostituendo i binari della linea Milano-Torino nella stazione di Brandizzo, a 20km dal capoluogo piemontese quando un treno è passato a 160 chilometri all’ora e li ha travolti.  Erano in sette, poco prima di mezzanotte, uno si è salvato perché in quel momento era sull’altro binario, un altro ha avuto qualche secondo per buttarsi di lato, quando ha sentito un rumore e voltandosi ha visto le luci abbaglianti del treno che stava arrivando.

Gli altri cinque operai della Sigifer sono morti sul colpo.


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Il messinese Kevin, il più giovane. Scriveva al papà «Sei il mio eroe»

Kevin Laganà aveva 22 anni, era il più giovane del gruppo. Era siciliano, di Messina. Dopo il diploma, appena maggiorenne si era trasferito perché aveva trovato lavoro alla Sigifer. «È sempre stato un grande lavoratore, da quando aveva 18 anni, con un sorriso brillante, educato e con tanta voglia di vivere. Assurdo sia tutto finito - ricorda sua cugina Cinzia, in lacrime davanti alla stazione di Brandizzo - Non ci hanno dato alcuna spiegazione per il momento. Il papà e il fratello sono distrutti e non ci vogliono credere». Era molto legato alla famiglia, Kevin, soprattutto al padre Massimo, a cui dedicava canzoni e post sui social. «Sei il mio eroe» scriveva. «Era contento perché da un anno aveva trovato questo posto - racconta Melania, la compagna del papà – Lo abbiamo visto ieri sera a cena, come quasi tutti i giorni. Siamo distrutti».

La madre di Michael: «Prima del turno gli ho detto di stare attento, era un mestiere rischioso»

Michael Zanera era di Vercelli, aveva 34 anni. «Dio mi vuole dire qualcosa» aveva scritto su TikTok poco prima dell’incidente, su un post in cui mostrava l‘immagine di una croce di fuoco sulla lamiera delle rotaie. Scriveva di stare attraversando un brutto periodo. Secondo Marco, lo zio di Michael, era perché aveva problemi a lavoro: «Gli piaceva quello che faceva, ma a volte faceva anche il doppio turno perché doveva recuperare. Era un ragazzo in gamba, volenteroso, anche se sapeva che certe cose non andavano bene faceva finta di nulla, si sforzava e andava avanti – racconta - Non è giusto che dei giovani per guadagnare quattro soldi, e dico quattro soldi, facciano una fine così». 

Rosalba Faraci, la madre di Michael, racconta di averlo sentito poco prima dell’inizio del turno alla stazione di Brandizzo: «Io e mio figlio ci sentivamo tutti i santi giorni. Gli telefonavo prima che andasse al lavoro e ho fatto così anche prima della sua ultima sera. Gli dicevo sempre buon lavoro. E di stare attento, perché sapevo che faceva un mestiere rischioso».

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Giuseppe Sorvillo, che si era trasferito dalla provincia di Caserta 

Giuseppe Sorvillo era un altro di quelli che aveva lasciato il Sud per trovare lavoro. Così da Sparanise, in provincia di Caserta si era trasferito a Brandizzo con la moglie Daniela, originaria di Carinola. Abitava con la famiglia in una casa poco distante dal luogo dell’accaduto, aveva 43 anni e due figli di 7 e 9 anni. Per la Sigifer Giuseppe lavorava da soli sei mesi, gli era stato appena rinnovato il contratto a tempo determinato. A Brandizzo lo conoscevano tutti perché aveva lavorato a lungo in un supermercato. «Amava lo sport e i viaggi - ricorda Marianna Grande, della Cisl - Aveva lasciato il Casertano, come tanti giovani, per cercare lavoro al di fuori della nostra provincia. Un viaggio che non avrà ritorno».

La famiglia calabrese di Giuseppe Aversa, figlio di un operaio di Pizzoni

Giuseppe Aversa era nato e aveva trascorso la sua infanzia a Chivasso, ma la sua famiglia proveniva da Pizzoni, in provincia di Vibo Valentia. Suo padre era un operaio edile e da qui negli anni Settanta si era spostato al Nord per lavorare. Giuseppe aveva 49 anni e da Chivasso, nel torinese, si era trasferito a Borgo d'Ale. Lascia la mamma, la compagna Nicolinka e la sorella.

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Saverio, a trent’anni da Marsala al Piemonte per trovare lavoro

Fino al 2001 ha vissuto in Sicilia, nella sua Marsala. Ma nel 2001, a trent’anni aveva deciso di emigrare, tentare la fortuna nel Nord Italia, come tanti suoi coetanei meridionali. Come Kevin che veniva da Messina o Giuseppe che era della provincia di Caserta, come il papà di Giuseppe Aversa che negli anni ’70 aveva lasciato la Calabria. Saverio Giuseppe Lombardo, aveva 52 anni. Si era trasferito in Piemonte, a Vercelli perchè aveva trovato lavoro alla Sigifer. Era sposato e aveva un figlio.

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